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Richiesta di preghiere

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Per la Richiesta di Preghiere è possibile da oggi utilizzare il MODULO che si trova qui a sinistra.

Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

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martedì 7 luglio 2015

Omelia del 17 giugno 2015 a Medjugorje


Santa Messa italiana

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù disse ai Suoi discepoli: “State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro. Altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei Cieli. Dunque, quando fai l’elemosina non suonare la tromba davanti a te come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dalla gente. In verità Io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece mentre fai l’elemosina non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perchè la tua elemosina resti nel segreto e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà. E quando pregate non siate simili agli ipocriti che nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze amano pregare stando ritti per essere visti dalla gente. In verità Io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo che è nel segreto e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà. E quando digiunate non diventate malinconici come gli ipocriti che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità Io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece quando tu digiuni profumati la testa e lavati il volto, perchè la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo che è nel segreto. E il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà”.
Parola del Signore


Vorrei iniziare questa breve riflessione con una domanda. Abbiamo ascoltato questa pagina del Vangelo di Matteo che ascoltiamo in un’altra circostanza nell’anno liturgico. Chi mi sa dire quale?
Bocciati in liturgia!
Questa pagina che abbiamo ascoltato l’ascoltiamo solitamente il Mercoledì delle Ceneri, quando iniziamo il cammino della Quaresima. Allora questa mattina mi domandavo perchè la liturgia della Parola quest’oggi ci ripresenta questo brano in cui siamo invitati a fare opere di carità, a vivere di preghiera e a fare il digiuno? Credo che la liturgia ci presenti questo brano perchè in fondo
ogni giorno deve essere un piccolo Mercoledì delle Ceneri. Perchè siamo chiamati a prendere consapevolezza di quanto noi ogni giorno abbiamo bisogno di vivere la nostra conversione. Conversione che non è una categoria strettamente morale. La conversione non è solamente l’arrivare ad essere perfetti, anche se il Vangelo di ieri ci invitava ad essere perfetti “come perfetto è il vostro Padre che è nei Cieli”. Ma soprattutto la conversione è quel riorientare ogni giorno la nostra vita, fare in modo che la nostra vita sia plasmata, modellata su quella di Cristo. Che è la conversione più faticosa, perchè siamo chiamati a diventare Cristiformi, cioè a prendere quella forma stessa di Cristo. Fare in modo che la mia vita risplenda la vita stessa di Cristo. Ricordiamoci le parole di san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive dentro di me”. Parole che devono essere assunte per esempio di ogni cristiano.
Ma credo che la liturgia ci inviti a fare un passo in avanti. Non solo a chiamarci alla dimensione della conversione.
Ma qual’è questo iter della nostra conversione?
Innanzi tutto credo l’obbedienza alla Parola del Vangelo che ci ha messo in guardia da varie tentazioni: l’ostentazione, l’essere ammirati dagli uomini, l’essere lodati dagli uomini, fare la carità, la preghiera e il digiuno per essere applauditi.
Tante volte credo che noi cristiani rischiamo di essere colpiti dalla sindrome dell’audience per fare successo. Voler essere applauditi come se la nostra vita fosse una sorta di teatro.
Ecco invece questa Parola del Vangelo che ci invita ad essere persone capaci di una testimonianza credibile. Credibile perchè? Perchè in fondo siamo veri ed è la verità che deve caratterizzare la nostra esistenza di cristiani. L’essere veri nelle parole, negli atteggiamenti, nella Voce che guida la nostra vita. Una testimonianza che è significativa, cioè capace di contagiare gli altri. Non è il proselitismo che deve caratterizzare la nostra vita cristiana, la nostra testimonianza, ma come dice Paolo “quella forza di attrazione”. Ecco cosa deve preoccuparci. Di essere esempio vivo, profondo, appassionato di una testimonianza di un Vangelo e di una Verità che è Gesù Cristo.
E poi la seconda modalità è quella della gioia. San Paolo nella prima lettura si riferiva alla colletta per i bisognosi di Gerusalemme. Possiamo applicare le parole di Paolo alla vita cristiana, cioè essere capaci, come ci ha ricordato nella prima lettura, di dare non con tristezza o per forza, perchè Dio ama chi dona con gioia.
Tante volte credo che la nostra tentazione sia quella di vivere la vita cristiana come un peso. La vita cristiana è una cosa che ci schiaccia. Perchè? Perchè l’abbiamo ridotta solo ad una dimensione. Che è importante, fondamentale: quella dell’osservanza dei Comandamenti, perchè è lì che troviamo il senso della nostra gioia.
Ma la vita cristiana è qualcosa di più. E’ l’essere capaci di vivere con gioia. Avete letto l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium? Papa Francesco dice all’inizio che la gioia del Vangelo nasce da un incontro, da una relazione personale, intima con Cristo. E Maria ci aiuta a vivere questa relazione.
In fondo la conversione, come ci dice Maria nel Vangelo di Giovanni, è fare quello che Gesù ci dice. Questa è la conversione: l’essere capace di fare quanto il Signore chiede alla mia vita, attraverso l’incontro con Lui. Attraverso questa esperienza intima, fondamentale personale che arricchisce e fa crescere la mia vita. Perchè Lui è la gioia della mia vita.
C’è un testo conciliare, la Gaudium et Spes, che ci esprime molto bene questo concetto. Al numero 22 dice che solo alla luce del Verbo incarnato l’uomo trova il pieno senso di se stesso. Cristo, l’Uomo nuovo, deve essere l’immagine di ciò che siamo chiamati ad essere noi.
Ecco l’idea di uomo che siamo chiamati a raggiungere: quella di Cristo. Quella realtà che ci chiama ad essere conformati a Lui. Questo ci permette di esperimentare una gioia profonda. La gioia per il dono della vita che abbiamo ricevuto e che siamo chiamati a vivere a 360 gradi, con le sue fragilità e le sue debolezze. La gioia per la scelta di vita che abbiamo fatto. La scelta vocazionale. La gioia di essere degli sposi, dei genitori. La gioia di essere consacrati, sacerdoti della Chiesa. Padri o madri spirituali.
E’ capitato una decina di giorni fa nella mia diocesi di assistere ad un’ordinazione sacerdotale. In sacrestia il Vescovo parlava ai chierichetti, dei ragazzini come voi e diceva: “Oggi tocca a questi, ma voi state pensando alla possibilità di diventare sacerdoti?” Lascio immaginare la risposta corale: “Noooo!”
E il Vescovo ha incalzato dicendo: “Ma sembriamo proprio così infelici?”
Io vorrei chiedervi: ma i sacerdoti che conoscete, noi che siamo qui quest’oggi, le consacrate che conoscete e che sono qui e che ci dicono della vita spesa e consacrata al Signore, vi sembrano così infelici?
“No”.
Qualcuno ha risposto.
Io credo che sia questo a cui ci invita oggi la liturgia della Parola. Ad essere persone gioiose; ad incarnare quella gioia che dice la gioia per quanto sto vivendo, per quanto il Signore mi aiuta a vivere. La gioia per la mia fede. La gioia per la mia scelta di vita che dice in fondo una passione forte che diventa la mia vita, che non mi lascia stanco, perchè dice il dinamismo che c’è nella fede. Quella fede che mi mette sempre in movimento. La fede che mi mette sempre alla ricerca di Dio che è il motivo della mia gioia. Per il quale vale la pena di lasciare tutto e seguirLo in quella vocazione che il Signore ha chiesto per ciascuno di noi.
Tante volte credo che sia questo il pericolo in cui possiamo incorrere noi cristiani: essere un pò troppo tristi. Cosa dice l’Apocalisse? “Non sei nè caldo nè freddo. Ti vomiterei”. Il Signore non ci chiede la tiepidezza. Il Signore ci chiede di essere quei fuochi dentro. Quel fuoco che dice la presenza di Dio che sta lavorando dentro di noi e sta agendo con la Sua grazia.
Ricordiamo cosa disse Giovanni Paolo II ai giovani nell’agosto del 2000 riprendendo le parole di santa Caterina da Siena: “Se sarete quello che dovete essere incendierete il mondo”.
Oggi, pregando Maria causa della nostra gioia, questo è l’augurio che vi faccio: di essere degli incendiati; di essere delle persone gioiose e appassionate per la vostra vita, ma soprattutto per la vita che il Signore vuole condurre con voi e attraverso di voi.

 

Fonte IdM (Andrea Bianco)

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