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Richiesta di preghiere

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Per la Richiesta di Preghiere è possibile da oggi utilizzare il MODULO che si trova qui a sinistra.

Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

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mercoledì 30 marzo 2016

Debora Vezzani - Inno All'Amore

 

INNO ALL’AMORE

Se parlassi le lingue degli uomini
Se parlassi le lingue degli angeli
Ma, ma non avessi amore

Se riuscissi a conoscere tutto
Se riuscissi a fare miracoli
Ma, ma non avessi amore

Io sarei bronzo che rimbomba a vuoto
Non sarei nulla, nulla, nulla

L’amore è paziente
L’amore è benigno
L’amore non si gonfia
L’amore non si vanta
L’amore non invidia
Sempre rispetta

Se donassi tutti i miei beni
Se donassi la mia stessa vita
Ma, ma non avessi amore

Non servirebbe a nulla, a nulla, a nulla

L’amore è paziente
L’amore è benigno
L’amore non si gonfia
L’amore non si vanta
L’amore non invidia
Sempre rispetta
Non cerca mai il proprio interesse
Non conta mai il male ricevuto
L’amore tutto scusa
L’amore tutto crede
L’amore tutto spera

Vediamo come in uno specchio,
In modo imperfetto
Tutte le cose passeranno
Ma l’amore resta eterno

L’amore è paziente
L’amore è benigno
L’amore non si gonfia
L’amore non si vanta
L’amore non invidia
Sempre rispetta
Non cerca mai il proprio interesse
Non conta mai il male ricevuto
L’amore tutto scusa
L’amore tutto crede
L’amore tutto spera
E tutto sopporta

Video Debora Vezzani - COME UN PRODIGIO

 

COME UN PRODIGIO

Signore tu mi scruti e conosci
Sai quando seggo e quando mi alzo.
Riesci a vedere i miei pensieri
Sai quando io cammino e quando riposo
Ti sono note tutte le mie vie
La mia parola non è ancora sulla lingua
E tu, Signore, già la conosci tutta

Sei tu che mi hai creato
E mi hai tessuto nel seno di mia madre
Tu mi hai fatto come un prodigio
Le tue opere sono stupende
E per questo ti lodo

Di fronte e alle spalle tu mi circondi
Poni su me la tua mano
La tua saggezza, stupenda per me
E’ troppo alta e io non la comprendo
Che sia in cielo o agli inferi ci sei
Non si può mai fuggire dalla tua presenza
Ovunque la tua mano guiderà la mia

Sei tu che mi hai creato
E mi hai tessuto nel seno di mia madre
Tu mi hai fatto come un prodigio
Le tue opere sono stupende
E per questo ti lodo

E nel segreto tu mi hai formato
Mi hai intessuto dalla terra
Neanche le ossa ti eran nascoste
Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
I miei giorni erano fissati
Quando ancora non ne esisteva uno
E tutto quanto era scritto nel tuo libro

Sei tu che mi hai creato
E mi hai tessuto nel seno di mia madre
Tu mi hai fatto come un prodigio
Le tue opere sono stupende
E per questo ti lodo

Sei tu che mi hai creato
E mi hai tessuto nel seno di mia madre
Tu mi hai fatto come un prodigio
Le tue opere sono stupende
E per questo, per questo ti lodo.

sabato 26 marzo 2016

L'angoscia di una assenza. Meditazioni sul Sabato Santo

PRIMA MEDITAZIONE
Con sempre maggior insistenza si sente parlare nel nostro tempo della morte di Dio. Per la prima volta, in Jean Paul, si tratta solo di un sogno da incubo: Gesù morto annuncia ai morti, dal tetto del mondo, che nel suo viaggio nell’aldilà non ha trovato nulla, né cielo, né Dio misericordioso, ma solo il nulla infinito, il silenzio del vuoto spalancato. Si tratta ancora di un sogno orribile che viene messo da parte, gemendo nel risveglio, come un sogno appunto, anche se non si riuscirà mai a cancellare l’angoscia subita, che stava sempre in agguato, cupa, nel fondo dell’anima. Un secolo dopo, in Nietzsche, è una serietà mortale che si esprime in un grido stridulo di terrore: «Dio è morto! Dio rimane morto! E noi lo abbiamo ucciso!». Cinquant’anni dopo, se ne parla con distacco accademico e ci si prepara a una “teologia dopo la morte di Dio”, ci si guarda intorno per vedere come poter continuare e si incoraggiano gli uomini a prepararsi a prendere il posto di Dio. Il mistero terribile del Sabato santo, il suo abisso di silenzio, ha acquistato quindi nel nostro tempo una realtà schiacciante. Giacché questo è il Sabato santo: giorno del nascondimento di Dio, giorno di quel paradosso inaudito che noi esprimiamo nel Credo con le parole «disceso agli inferi», disceso dentro il mistero della morte. Il Venerdì santo potevamo ancora guardare il trafitto. Il Sabato santo è vuoto, la pesante pietra del sepolcro nuovo copre il defunto, tutto è passato, la fede sembra essere definitivamente smascherata come fanatismo. Nessun Dio ha salvato questo Gesù che si atteggiava a Figlio suo. Si può essere tranquilli: i prudenti che prima avevano un po’ titubato nel loro intimo se forse potesse essere diverso, hanno avuto invece ragione.
Sabato santo: giorno della sepoltura di Dio; non è questo in maniera impressionante il nostro giorno? Non comincia il nostro secolo a essere un grande Sabato santo, giorno dell’assenza di Dio, nel quale anche i discepoli hanno un vuoto agghiacciante nel cuore che si allarga sempre di più, e per questo motivo si preparano pieni di vergogna e angoscia al ritorno a casa e si avviano cupi e distrutti nella loro disperazione verso Emmaus, non accorgendosi affatto che colui che era creduto morto è in mezzo a loro?
Dio è morto e noi lo abbiamo ucciso: ci siamo propriamente accorti che questa frase è presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana e che noi spesso nelle nostre viae crucis abbiamo ripetuto qualcosa di simile senza accorgerci della gravità tremenda di quanto dicevamo? Noi lo abbiamo ucciso, rinchiudendolo nel guscio stantio dei pensieri abitudinari, esiliandolo in una forma di pietà senza contenuto di realtà e perduta nel giro di frasi fatte o di preziosità archeologiche; noi lo abbiamo ucciso attraverso l’ambiguità della nostra vita che ha steso un velo di oscurità anche su di lui: infatti che cosa avrebbe potuto rendere più problematico in questo mondo Dio se non la problematicità della fede e dell’amore dei suoi credenti?
L’oscurità divina di questo giorno, di questo secolo che diventa in misura sempre maggiore un Sabato santo, parla alla nostra coscienza. Anche noi abbiamo a che fare con essa. Ma nonostante tutto essa ha in sé qualcosa di consolante. La morte di Dio in Gesù Cristo è nello stesso tempo espressione della sua radicale solidarietà con noi. Il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più chiaro di una speranza che non ha confini. E ancora una cosa: solo attraverso il fallimento del Venerdì santo, solo attraverso il silenzio di morte del Sabato santo, i discepoli poterono essere portati alla comprensione di ciò che era veramente Gesù e di ciò che il suo messaggio stava a significare in realtà. Dio doveva morire per essi perché potesse realmente vivere in essi. L’immagine che si erano formata di Dio, nella quale avevano tentato di costringerlo, doveva essere distrutta perché essi attraverso le macerie della casa diroccata potessero vedere il cielo, lui stesso, che rimane sempre l’infinitamente più grande. Noi abbiamo bisogno del silenzio di Dio per sperimentare nuovamente l’abisso della sua grandezza e l’abisso del nostro nulla che verrebbe a spalancarsi se non ci fosse lui.
C’è una scena nel Vangelo che anticipa in maniera straordinaria il silenzio del Sabato santo e appare quindi ancora una volta come il ritratto del nostro momento storico. Cristo dorme in una barca che, sbattuta dalla tempesta, sta per affondare. Il profeta Elia aveva una volta irriso i preti di Baal, che inutilmente invocavano a gran voce il loro dio perché volesse far discendere il fuoco sul sacrificio, esortandoli a gridare più forte, caso mai il loro dio stesse a dormire. Ma Dio non dorme realmente? Lo scherno del profeta non tocca alla fin fine anche i credenti del Dio di Israele che viaggiano con lui in una barca che sta per affondare? Dio sta a dormire mentre le sue cose stanno per affondare, non è questa l’esperienza della nostra vita? La Chiesa, la fe­de, non assomigliano a una piccola barca che sta per affondare, che lotta inutilmente contro le onde e il vento, mentre Dio è assente? I discepoli gridano nella disperazione estrema e scuotono il Signore per svegliarlo, ma egli si mostra meravigliato e rimprovera la loro poca fede. Ma è diversamente per noi? Quando la tempesta sarà passata, ci accorgeremo di quanto la nostra poca fede fosse carica di stoltezza. E tuttavia, o Signore, non possiamo fare a meno di scuotere te, Dio che stai in silenzio e dormi, e gridarti: svegliati, non vedi che affondiamo? Destati, non lasciar durare in eterno l’oscurità del Sabato santo, lascia cadere un raggio di Pasqua anche sui nostri giorni, accompàgnati a noi quando ci avviamo disperati verso Emmaus perché il nostro cuore possa accendersi alla tua vicinanza. Tu che hai guidato in maniera nascosta le vie di Israele per essere finalmente uomo con gli uomini, non ci lasciare nel buio, non permettere che la tua parola si perda nel gran sciupio di parole di questi tempi. Signore, dacci il tuo aiuto, perché senza di te affonderemo.
Amen.

SECONDA MEDITAZIONE
Il nascondimento di Dio in questo mondo costituisce il vero mistero del Sabato santo, mistero accennato già nelle parole enigmatiche secondo cui Gesù è «disceso all’inferno». Nello stesso tempo l’esperienza del nostro tempo ci ha offerto un approccio completamente nuovo al Sabato santo, giacché il nascondimento di Dio nel mondo che gli appartiene e che dovrebbe con mille lingue annunciare il suo nome, l’esperienza dell’impotenza di Dio che è tuttavia l’onnipotente – questa è l’esperienza e la miseria del nostro tempo.
Ma anche se il Sabato santo in tal modo ci si è avvicinato profondamente, anche se noi comprendiamo il Dio del Sabato santo più della manifestazione potente di Dio in mezzo ai tuoni e ai lampi, di cui parla il Vecchio Testamento, rimane tuttavia insoluta la questione di sapere che cosa si intende veramente quando si dice in maniera misteriosa che Gesù «è disceso all’inferno». Diciamolo con tutta chiarezza: nessuno è in grado di spiegarlo veramente. Né diventa più chiaro dicendo che qui inferno è una cattiva traduzione della parola ebraica shêol, che sta a indicare semplicemente tutto il regno dei morti, e quindi la formula vorrebbe originariamente dire soltanto che Gesù è disceso nella profondità della morte, è realmente morto e ha partecipato all’abisso del nostro destino di morte. Infatti sorge allora la domanda: che cos’è realmente la morte e che cosa accade effettivamente quando si scende nella profondità della morte? Dobbiamo qui porre attenzione al fatto che la morte non è più la stessa cosa dopo che Cristo l’ha subita, dopo che egli l’ha accettata e penetrata, così come la vita, l’essere umano, non sono più la stessa cosa dopo che in Cristo la natura umana poté ve­nire a contatto, e di fatto venne, con l’essere proprio di Dio. Prima la morte era soltanto morte, separazione dal paese dei viventi e, anche se con diversa profondità, qualcosa come “inferno”, lato notturno dell’esistere, buio impenetrabile. Adesso però la morte è anche vita e quando noi oltrepassiamo la glaciale solitudine della soglia della morte, ci incontriamo sempre nuovamente con colui che è la vita, che è voluto divenire il compagno della nostra solitudine ultima e che, nella solitudine mortale della sua angoscia nell’orto degli ulivi e del suo grido sulla croce «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?», è divenuto partecipe delle nostre solitudini. Se un bambino si dovesse avventurare da solo nella notte buia attraverso un bosco, avrebbe paura anche se gli si dimostrasse centinaia di volte che non c’è alcun pericolo. Egli non ha paura di qualcosa di determinato, a cui si può dare un nome, ma nel buio sperimenta l’insicurezza, la condizione di orfano, il carattere sinistro dell’esistenza in sé. Solo una voce umana potrebbe consolarlo; solo la mano di una persona cara potrebbe cacciare via come un brutto sogno l’angoscia. C’è un’angoscia – quella vera, annidata nella profondità delle nostre solitudini – che non può essere superata mediante la ragione, ma solo con la presenza di una persona che ci ama. Quest’angoscia infatti non ha un oggetto a cui si possa dare un nome, ma è solo l’espressione terribile della nostra solitudine ultima. Chi non ha sentito la sensazione spaventosa di questa condizione di abbandono? Chi non avvertirebbe il miracolo santo e consolatore suscitato in questi frangenti da una parola di affetto? Laddove però si ha una solitudine tale che non può essere più raggiunta dalla parola trasformatrice dell’amore, allora noi parliamo di inferno. E noi sappiamo che non pochi uomini del nostro tempo, apparentemente così ottimistico, sono dell’avviso che ogni incontro rimane in superficie, che nessun uomo ha accesso all’ultima e vera profondità dell’altro e che quindi nel fondo ultimo di ogni esistenza giace la disperazione, anzi l’inferno. Jean-Paul Sartre ha espresso questo poeticamente in un suo dramma e nello stesso tempo ha esposto il nucleo della sua dottrina sull’uomo. Una cosa è certa: c’è una notte nel cui buio abbandono non penetra alcuna parola di conforto, una porta che noi dobbiamo oltrepassare in solitudine assoluta: la porta della morte. Tutta l’angoscia di questo mondo è in ultima analisi l’angoscia provocata da questa solitudine. Per questo motivo nel Vecchio Testamento il termine per indicare il regno dei morti era identico a quello con cui si indicava l’inferno: shêol. La morte infatti è solitudine assoluta. Ma quella solitudine che non può essere più illuminata dall’amore, che è talmente profonda che l’amore non può più accedere a essa, è l’inferno.
«Disceso all’inferno»: questa confessione del Sabato santo sta a significare che Cristo ha oltrepassato la porta della solitudine, che è disceso nel fondo irraggiungibile e insuperabile della nostra condizione di solitudine. Questo sta a significare però che anche nella notte estrema nella quale non penetra alcuna parola, nella quale noi tutti siamo come bambini cacciati via, piangenti, si dà una voce che ci chiama, una mano che ci prende e ci conduce. La solitudine insuperabile dell’uomo è stata superata dal momento che Egli si è trovato in essa. L’inferno è stato vinto dal momento in cui l’amore è anche entrato nella regione della morte e la terra di nessuno della solitudine è stata abitata da lui. Nella sua profondità l’uomo non vive di pane, ma nell’autenticità del suo essere egli vive per il fatto che è amato e gli è permesso di amare. A partire dal momento in cui nello spazio della morte si dà la presenza dell’amore, allora nella morte penetra la vita: ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta, ma trasformata – prega la Chiesa nella liturgia funebre.
Nessuno può misurare in ultima analisi la portata di queste parole: «disceso all’inferno». Ma se una volta ci è dato di avvicinarci all’ora della nostra solitudine ultima, ci sarà permesso di comprendere qualcosa della grande chiarezza di questo mistero buio. Nella certa speranza che in quell’ora di estrema solitudine non saremo soli, possiamo già adesso presagire qualcosa di quello che avverrà. E in mezzo alla nostra protesta contro il buio della morte di Dio cominciamo a diventare grati per la luce che viene a noi proprio
Amen.


TERZA MEDITAZIONE

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Nel breviario romano la liturgia del triduo sacro è strutturata con una cura particolare; la Chiesa nella sua preghiera vuole per così dire trasferirci nella realtà della passione del Signore e, al di là delle parole, nel centro spirituale di ciò che è accaduto. Se si volesse tentare di contrassegnare in poche battute la liturgia orante del Sabato santo, allora bisognerebbe soprattutto parlare dell’effetto di pace profonda che traspira da essa. Cristo è penetrato nel nascondimento (Verborgenheit), ma nello stesso tempo, proprio nel cuore del buio impenetrabile, egli è penetrato nella sicurezza (Geborgenheit), anzi egli è diventato la sicurezza ultima. Ormai è diventata vera la parola ardita del salmista: e anche se mi volessi nascondere nell’inferno, anche là sei tu. E quanto più si percorre questa liturgia, tanto più si scorgono brillare in essa, come un’aurora del mattino, le prime luci della Pasqua. Se il Venerdì santo ci pone davanti agli occhi la figura sfigurata del trafitto, la liturgia del Sabato santo si rifà piuttosto all’immagine della croce cara alla Chiesa antica: alla croce circondata da raggi luminosi, segno, allo stesso modo, della morte e della risurrezione.
Il Sabato santo ci rimanda così a un aspetto della pietà cristiana che forse è stato smarrito nel corso dei tempi. Quando noi nella preghiera guardiamo alla croce, vediamo spesso in essa soltanto un segno della passione storica del Signore sul Golgota. L’origine della devozione alla croce è però diversa: i cristiani pregavano rivolti a Oriente per esprimere la loro speranza che Cristo, il sole vero, sarebbe sorto sulla storia, per esprimere quindi la loro fede nel ritorno del Signore. La croce è in un primo tempo legata strettamente con questo orientamento della preghiera, essa viene rappresentata per così dire come un’insegna che il re inalbererà nella sua venuta; nell’immagine della croce la punta avanzata del corteo è già arrivata in mezzo a coloro che pregano. Per il cristianesimo antico la croce è quindi soprattutto segno della speranza. Essa non implica tanto un riferimento al Signore passato, quanto al Signore che sta per venire. Certo era impossibile sottrarsi alla necessità intrinseca che, con il passare del tempo, lo sguardo si rivolgesse anche all’evento accaduto: contro ogni fuga nello spirituale, contro ogni misconoscimento dell’incarnazione di Dio, occorreva che fosse difesa la prodigalità inimmaginabile dell’amore di Dio che, per amore della misera creatura umana, è diventato egli stesso un uomo, e quale uomo! Occorreva difendere la santa stoltezza dell’amore di Dio che non ha scelto di pronunciare una parola di potenza, ma di percorrere la via dell’impotenza per mettere alla gogna il nostro sogno di potenza e vincerlo dall’interno.
Ma così non abbiamo dimenticato un po’ troppo la connessione tra croce e speranza, l’unità tra l’Oriente e la direzione della croce, tra passato e futuro esistente nel cristianesimo? Lo spirito della speranza che alita sulle preghiere del Sabato santo dovrebbe nuovamente penetrare tutto il nostro essere cristiani. Il cristianesimo non è soltanto una religione del passato, ma, in misura non minore, del futuro; la sua fede è nello stesso tempo speranza, giacché Cristo non è soltanto il morto e il risorto ma anche colui che sta per venire.
O Signore, illumina le nostre anime con questo mistero della speranza perché riconosciamo la luce che è irraggiata dalla tua croce, concedici che come cristiani procediamo protesi al futuro, incontro al giorno della tua venuta.
Amen.



PREGHIERA


Signore Gesù Cristo, nell’oscurità della morte Tu hai fatto luce; nell’abisso della solitudine più profonda abita ormai per sempre la protezione potente del Tuo amore; in mezzo al Tuo nascondimento possiamo ormai cantare l’alleluia dei salvati. Concedici l’umile semplicità della fede, che non si lascia fuorviare quando Tu ci chiami nelle ore del buio, dell’abbandono, quando tutto sembra apparire problematico; concedici, in questo tempo nel quale attorno a Te si combatte una lotta mortale, luce sufficiente per non perderti; luce sufficiente perché noi possiamo darne a quanti ne hanno ancora più bisogno. Fai brillare il mistero della Tua gioia pasquale, come aurora del mattino, nei nostri giorni; concedici di poter essere veramente uomini pasquali in mezzo al Sabato santo della storia. Concedici che attraverso i giorni luminosi e oscuri di questo tempo possiamo sempre con animo lieto trovarci in cammino verso la Tua gloria futura.

Amen.



cardinal Joseph Ratzinger

Fonte: 30Giorni

venerdì 25 marzo 2016

Messaggio a Marija del 25 marzo 2016

"Cari figli! Oggi vi porto il mio amore. Dio mi ha permesso di amarvi e per amore invitarvi alla conversione. Figlioli, voi siete poveri nell’amore e non avete ancora compreso che mio figlio Gesù per amore ha dato la Sua vita per salvarvi e per donarvi la vita eterna. Perciò pregate figlioli, pregate, per poter comprendere nella preghiera l’amore di Dio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

IL CROCIFISSO DI Grünewald, «IL PIU' TOCCANTE DELLA CRISTIANITA' »

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L’immagine di Cristo crocifisso, che sta al centro della liturgia del Venerdì Santo, manifesta tutta la serietà della sofferenza, dello smarrimento e del peccato dell’uomo.
E tuttavia, lungo i secoli della storia della Chiesa, è stata sempre percepita come immagine di consolazione e di speranza. L’Altare di Isenheim di Matthias Grünewald, forse l’immagine della croce più toccante di tutta la cristianità, si trovava in un convento di Antoniani nel quale venivano curati quelli che erano stati colpiti dalle terribili epidemie che flagellarono l’Occidente nel tardo Medioevo.
Il Crocifisso è raffigurato come uno di loro, l’intero suo corpo piagato e coperto dai bubboni della peste, il più oscuro male del tempo.
Si avverano in lui le parole del profeta: è ricoperto dai nostri bubboni. I monaci pregavano di fronte a questa immagine con i loro malati, che trovavano consolazione nel riconoscere che, in Cristo, Dio pativa insieme a loro.
Da questa immagine essi sapevano che, proprio grazie alla loro malattia, erano identici a Cristo crocifisso che, colpito anche lui, si era unito a tutti coloro che nella storia erano stati colpiti; sperimentavano la presenza del Crocifisso nella loro croce e, attraverso la loro sofferenza, si sapevano ancorati in Cristo e così immersi nell’abisso dell’eterna misericordia. Sentivano la sua croce come la loro redenzione.
Oggi molti uomini provano una profonda diffidenza verso questa idea di redenzione. Seguendo Karl Marx, considerano consolatoria, di fronte alla valle di lacrime terrena, la consolazione in cielo, perché in nulla migliora la miseria nel mondo, bensì la perpetua, in ultima analisi solo a vantaggio di chi ha interesse al mantenimento dello status quo.
Invece della consolazione, essi esigono un cambiamento che redima eliminando il dolore. Non la redenzione attraverso il dolore, ma la redenzione dal dolore: questa è la parola d’ordine; non l’attesa dell’aiuto divino, ma l’umanizzazione dell’uomo per mezzo dell’uomo: questo è il compito.
A questo punto, naturalmente, si può subito obiettare che sono false le alternative proposte; perché è del tutto evidente che gli Antoniani vedevano nella croce di Cristo non una scusa che li avrebbe esonerati da un’opera mirata e organizzata di aiuto agli uomini.
Con 369 ospedali sparsi in tutta Europa, gli Antoniani avevano realizzato una rete di soccorso nella quale la croce di Cristo era assunta come esortazione pratica a cercare Cristo nel sofferente e a sanare il suo corpo ferito: dunque a cambiare il mondo e a far cessare il dolore .
È lecito chiedersi se oggi, all’invocare a gran voce umanità e umanizzazione, corrisponda un impulso reale a servire e a soccorrere pari ad allora. A volte si ha la sensazione che vogliamo riscattarci da un compito che è diventato troppo faticoso per noi col parlarne, almeno, in modo altisonante.
In ogni caso già oggi viviamo, in larga misura, prendendo dai Paesi più poveri persone con il compito di servire, perché nei nostri popoli l’impulso a servire è divenuto troppo debole. E tuttavia bisogna chiedersi quanto possa vivere un organismo sociale nel quale viene meno un organo vitale che a lungo andare non è rimpiazzabile con un trapianto.
In questo senso, proprio anche nell’ambito della necessaria opera di costruzione e cambiamento del mondo da parte dell’uomo, la questione dovrà essere considerata diversamente da come avviene nelle facili contrapposizioni oggi di moda.
Tuttavia con questo la domanda in questione non ha ancora avuto completamente risposta. Perché gli Antoniani, conformemente al Credo cristiano, non solo hanno annunciato e praticato la redenzione dalla croce ma anche la redenzione per mezzo della croce.
Joseph Ratzinger

Fonte: profilo FB di A. Socci

giovedì 24 marzo 2016

Vi chiedo solo preghiera e digiuno! - Padre Slavko

L’invito della Madonna, legato anche al tempo di Quaresima, è al digiuno e alla rinuncia per liberarci da tutto ciò che ci impedisce ad essere più vicini a Gesù. 
Per vincere la nostra propria volontà con la preghiera, per poter scoprire e accettare la volontà di Dio in tutte le cose della nostra vita, anche nelle più piccole. 
Il digiuno è di sicuro un messaggio molto importante, ma purtroppo anche dimenticato da noi cattolici; e un messaggio biblico ed è un messaggio della tradizione della Chiesa. Sappiamo bene che la Madonna fin dall’inizio ci ha invitati proprio a digiunare e a pregare. Non dobbiamo dimenticare che ha detto che con il digiuno e la preghiera si possono fermare le guerre e anche allontanare le catastrofi naturali. 
Pregate e digiunate! Vi chiedo solo preghiera e digiuno! (14.12.81) 
Io direi che dobbiamo almeno pregare per ottenere questa grazia di poter digiunare e poter vivere così come la Madonna ci invita. Ma se incominciamo a digiunare e a pregare, di sicuro capiremo anche la volontà di Dio, la potremo accettare e vinceremo la nostra propria volontà. Non dobbiamo dimenticare che la volontà di Dio è veramente il nostro bene. 
Molte volte quando stiamo bene non diciamo che "è la volontà di Dio", ma se qualche cosa va male diciamo facilmente che "è la volontà di Dio": cosi possiamo proprio presentare Dio in una luce non giusta, non buona. Anche quando noi combiniamo qualche guaio, la volontà di Dio è trasformare tutto per il bene. 
Una volta S. Agostino ha detto: "felice colpa". Allora anche il nostro peccato, tutte le esperienze del peccato e tutte le ferite, il Signore le vuole guarire, vuole che tutto sia trasformato per il nostro bene e per la gloria di Dio. 
Scoprendo la volontà di Dio, di sicuro diventeremo "apostoli dell’amore". 
Forse molte volte abbiamo sentito la domanda o abbiamo noi stessi chiesto: "come posso aprirmi al Signore?". Ecco la risposta: nella preghiera. Ma la preghiera che ci apre al Signore è la preghiera per la quale prendiamo tempo. Una preghiera veloce o breve o superficiale di sicuro non può aprirci; così come un fiore non si può aprire se non ha le condizioni della terra, dell’acqua.... Chiediamo al Signore la grazia di una preghiera profonda, di una preghiera fatta con amore, di una preghiera del cuore. E´ veramente bello guardare un fiore che si apre ai raggi mattutini del sole, ma più bello è vedere o fare l´esperienza di questa apertura a Dio nella preghiera, perché, aprendoci così a Dio, faremo l´esperienza dell’amore, della pace, della gioia, della speranza e anche della guarigione interiore. La Madonna ci incoraggia a non aver paura. 
Tutto e dono. Anche voler pregare e digiunare, anche poter credere e un dono. Qualche volta qualcuno si chiedeva: "Che cosa viene prima? Prima la preghiera e dopo l´apertura del cuore o prima 1´apertura del cuore e dopo la preghiera?" Non c´è bisogno qua di una teoria o di una filosofia. In questo momento, sentendo questo messaggio, se ci decidiamo per la preghiera, il cuore si aprirà, il cuore farà questa esperienza di Dio e di sicuro accetterà il dono della conversione e riceverà anche la forza di lasciare il male, di superare il male. La conversione è uno dei messaggi principali che la Madonna ha dato qui a Medjugorje. Conversione significa lasciare il male, superare il male, le abitudini del peccato e aprirci sempre di più al Signore, camminare verso il Signore con Maria. 
La Madonna ci assicura che solo accettando il dono della conversione, capiremo "l´importanza della grazia in questi tempi". questi tempi sono tempi di grazia e insieme sono tempi in cui abbiamo bisogno della grazia. Tutti coloro che hanno cominciato ad accettare e a vivere i messaggi della Madonna, di sicuro capiscono come è importante la grazia. Le scienze umane ci offrono tante possibilità e così tutti noi siamo un po´ tentati a contare su noi stessi, sulla tecnica, sulla medicina. Tutto bene, ma la grazia è più importante, la grazia non si può sostituire. Se ci apriremo così a Dio, la Madonna ci assicura: "Dio vi diventerà più vicino". Non è che Dio si sia allontanato da noi, ma noi possiamo allontanarci da Dio. Allora saremo più capaci nel cuore a capire che Lui è veramente con noi. Il Suo desiderio e di aiutarci ad incontrare Gesù nella Parola e nell'Eucarestia. E quando cominciamo a capire e ad accettare la Sua Parola, quando cominciamo ad aprirci all'Eucarestia, ecco che sentiremo Dio vicino a noi Lo scopo e la gioia dell'Emmanuele (Dio con noi) è proprio di rimanere con noi, con il Suo popolo, con i Suoi figli.

Fonte: Medjugorje Altervista

lunedì 21 marzo 2016

Omelia della santa Messa serale Medjugorje, 20 marzo 2016 Domenica delle palme, presieduta da fra Dragan Ružić

Carissimi fratelli e sorelle, il profeta Isaia ha descritto tanti secoli prima quest’entrata solenne del Messia dicendo: “Ecco ciò che il Signore fa sentire all’estremità della terra. Dite alla figlia di Sion: ‘Ecco, arriva il tuo Salvatore. Egli ha con Sè il premio e la Sua ricompensa Lo precede. Li chiameranno popolo santo, redenti del Signore. E tu sarai chiamata ricercata, città non abbandonata’”.
La folla numerosissima ha steso i suoi mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che Lo precedeva e che Lo seguiva gridava: “Osanna al Figlio di Davide. Benedetto Colui che viene nel Nome del Signore. Osanna nel più alto dei cieli”. Ma questo entusiasmo non è durato tanto, perchè era pieno di speranze terrene.
Questo lo ha compreso un frate che aveva una mano paralizzata descritto in un dramma spagnolo moderno: Juan dalla mano secca. Ogni giorno lo seguivano alla santa Messa solo due o tre vecchiette. Un giorno è stato mandato a predicare in un paese di montagna. In quell’occasione è rimasto vittima di una bufera di neve. Dal congelamento si sono salvate le gambe, ma non le braccia. Le braccia e le mani non le poteva più usare. Non avrebbe più potuto celebrare la santa Messa. Ma dopo aver invocato il Signore ha ricevuto un dono unico: poter usare le mani normalmente durante la celebrazione dell’Eucaristia. Soltanto durante la santa Messa. Questo frate è diventato oggetto di un’ammirazione unica. Lo invitavano di città in città a mostrare il suo miracolo e lo accoglievano con una grande celebrazione. Lui pensava che anche questo potesse dare lode a Dio.
Ma un giorno ha notato che il popolo abbandonava l’altare centrale dove celebrava la Messa un sacerdote sconosciuto e venivano tutti da lui, lasciando solo l’altro sacerdote. Ha capito che non si trattava di devozione, ma soltanto di curiosità, vanità, esteriorità. Allora pregò Dio che questo miracolo non si ripetesse mai più.
Il Signore, osservando la sua umiltà, gli ha ridonato di poter usare le mani come prima del congelamento. Così ha ricominciato a celebrare la santa Messa con le sue due o tre vecchiette.
Carissimi fratelli e sorelle, anche noi spesso ci comportiamo come la folla che esultava a Gerusalemme. Spesso ci piacciono le cose straordinarie.
Quando Gesù tornerà sulla terra come sarà accolto? Avremo una fede tiepida, una speranza troppo umana, un amore falso?
In questa settimana la liturgia desidera che gli altari siano vuoti da ogni decorazione. Le candele saranno spente e il Tabernacolo aperto. Questo è il simbolo di tante anime che non accettano la grazia e rifiutano la santità.
Alcuni farisei tra la folla dissero a Gesù: “Maestro rimprovera i tuoi discepoli!” Ma Egli rispose: “Io vi dico che se questi taceranno grideranno le pietre”.
Anche tra di noi ci sono tanti ipocriti che non vorrebbero vedere nessuna manifestazione esteriore del Cristianesimo. A loro non piacciono i riti nella Chiesa, i canti liturgici, le processioni e dicono che tutto questo è trionfalismo. Vorrebbero vedere una religione da angeli, dimenticando che non siamo fatti soltanto di anima. Se guardiamo meglio oltre la luce di questa purità si trova un orgoglio e una superbia da farisei. Giuda stesso si è scandalizzato quando ha visto i profumi in onore di Gesù.
Il comportamento della folla la domenica delle palme è cambiato completamente al momento della condanna di Gesù. “Osanna” si è trasformato in “crocifiggiLo”, perchè è facile seguire Gesù durante il trionfo, ma è difficile stare con Lui sul cammino verso il Calvario.
Tutti coloro ai quali Gesù ha fatto del bene Lo abbandonano per paura o per altri interessi.
La nostra tragedia è l’incapacità di opporsi al vento terreno che distrugge ogni desiderio di cielo. Rimaniamo come altari vuoti e senza decorazioni.
Lo stesso cambiamento tragico è visibile nella vita di Giuda. Prima seguiva il Messia con ardore ed entusiasmo, dopo L’ha tradito e venduto per trenta denari. Peggio di un altare vuoto. La sua anima invece di essere un altare per il Signore è diventato un altare per un dio falso: forse argento, invidia, egoismo.
In questo giorno ci domandiamo: Come siamo noi? Dove siamo noi?
Cerchiamo di non far parte di questa folla che ha detto “osanna” e poi “crocifiggiLo”. Questo ci può succedere spesso nella vita, ma Gesù, nella Sua Misericordia, ci invita a seguirLo come i Suoi apostoli che dopo la Resurrezione hanno preferito morire che rinnegarLo. Non solo i suoi apostoli, ma anche tanti discepoli, martiri, santi, anime devote che si sono consacrate a Dio. Hanno deciso di imitarLo.

 

Fonte: IdM (Andrea Bianco)

Omelia della santa Messa serale Medjugorje, 18 marzo 2016

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.

Parola del Signore

Fratelli e sorelle, abbiamo sentito un Vangelo che commuove. I Giudei vogliono lapidare Gesù. Egli ha camminato su questa terra facendo solo del bene.

Quando riflettiamo più profondamente su questo incontro tra i Giudei e Gesù come diciamo noi croati “all’uomo si ferma la mente”. Gesù ha fatto solo del bene, ha guarito e incoraggiato tanti. Agli emarginati, rifiutati si è sempre avvicinato con la massima attenzione.  Alle persone indifese ha sempre offerto un Amore immenso. Aveva compassione per ogni uomo, senza distinzione. Per Gesù non ci sono casi persi. Nelle ultime domeniche abbiamo sentito i Vangeli che parlano dell’Amore e della Misericordia di Dio. Ricordiamo l’episodio in cui volevano lapidare quella donna peccatrice che ha commesso adulterio e le parole divine di Gesù: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

Ricordiamo la parabola del Padre misericordioso e del Figliol prodigo. Il Padre perdona il figlio minore senza riserva. Nonostante tutta questa Misericordia di Dio i Giudei vogliono uccidere Gesù.  Questo mi ricorda quelle situazioni in cui qualcuno di noi aiuta qualcun’altro cento volte. Se soltanto una volta non aiutiamo qualcuno subito veniamo giudicati. Subito veniamo cancellati. E’ come se non avessimo fatto nulla di bene. Tutto il bene viene subito cancellato. Perciò sta sera possiamo domandarci con pieno diritto: quanto è grande questa cecità del cuore umano? Come è possibile che l’uomo possa essere così freddo e crudele? Questi Giudei si avvicinano a Gesù come se Lui fosse il brigante più grande del mondo. Come è possibile che non abbiano visto tutte le opere buone che Gesù ha compiuto? Forse siamo scandalizzati adesso per la freddezza di questi cuori, ma Gesù a tutti noi ha detto: “Qualsiasi cosa abbiate fatto ad uno di questi piccoli l’avete fatta a Me”. Cioè: “Qualsiasi cosa non avete fatto ad uno di questi piccoli non l’avete fatta a Me”. Perciò la via verso Dio si realizza proprio attraverso l’uomo.

Non possiamo amare Dio che non vediamo e odiare il prossimo che vediamo.

Gesù desidera che sta sera ci domandiamo: Qual’è il mio rapporto verso Dio? Qual’è il mio rapporto verso il prossimo? Verso qualsiasi uomo. Sono portato a giudicare, a classificare le persone in certe categorie? Qualche volta potrei aiutare, ma non aiuto. Semplicemente non ho tempo. Che cosa noto per primo nell’uomo: l’aspetto buono o quello negativo? Sono portato a dire le cose cattive alle spalle degli altri? Quando ci poniamo tali domande possiamo vedere che questo Vangelo è rivolto proprio a noi.

Qualche volta anch’io assomiglio a questi farisei. Sono portato a giudicare, a condannare le persone. Qualche volta vedo la pagliuzza nell’occhio del mio fratello senza vedere la trave nel mio occhio. Ciò che veramente posso fare in questa vita è cambiare me stesso. A questo sono invitato.

Risponderò al Signore delle mie opere, non di quelle degli altri. Ecco perchè sono invitato a cambiare me stesso. Questa è l’unica cosa possibile, ma è tanto difficile. Perciò questo rapporto dovrebbe essere la cosa più importante per me: io e il mio Dio. Come disse san Francesco d’Assisi: Sono tanto grande come sono grande davanti a Dio. Nè un millimetro in più nè un millimetro in meno. Sono invitato a costruire sempre di più questo rapporto tra me e il Signore. Sulla tomba di un Vescovo anglicano sta la scritta: Quando ero giovane e libero la mia fantasia non conosceva limiti. Sognavo di cambiare il mondo. Ma diventando sempre più anziano sono diventato più saggio e ho capito che il mondo non vuol cambiare. Allora ho cominciato a sognare meno e ho deciso di cambiare soltanto il mio Paese, ma anche quella sembrava dura. In un tentativo disperato ho cercato di cambiare la mia famiglia, ma guai: nemmeno loro hanno accettato. Adesso che sono al momento della morte ho compreso che se avessi cambiato me stesso con il mio esempio avrei cambiato la mia famiglia e lei, con l’incoraggiamento, mi avrebbe dato la forza per migliorare il mio Paese. Chissà, forse avrei potuto cambiare il mondo intero. L’uomo che ha la fede giusta è forte.  La società moderna è veloce e crea uomini che sono soli. Sono portati ad essere depressi. La persona che sente la presenza di Dio, invece, diventa piena della consolazione divina e le viene donata la forza per la vita.  Davanti a tali paure l’uomo oggi desidera essere assicurato su tutto, ma non esiste un’assicurazione o una pastiglia contro la morte. Non esiste la pastiglia contro la paura, contro la disperazione, la pastiglia contro la solitudine. Nella Bibbia sta scritto: “Chi può aggiungere alla propria vita un istante solo?” Tutti abbiamo un po' paura della vita, paura di tante cose, paura delle malattie. Abbiamo paura di non avere lavoro, della solitudine, di non essere accolti.  Abbiamo paura delle delusioni, della vecchiaia, della povertà. Tutte queste paure sono inutili. Sono motivo della nostra incredulità e mancanza di fiducia in Dio.  Dio ci incoraggia sempre nella Bibbia dicendoci: “Non temere. Io sono con te fino alla fine del mondo”.

Veramente Dio è presente in questo mondo per mezzo dei santi Sacramenti. Soprattutto è presente in questa santa Messa. Quando si dona a me in modo particolare nel pane e nel vino. Come è bello ricevere il Corpo di Cristo. Come è bello permettere che il Sangue divino passi per le nostre vene. Come è bello unirsi all’Amore di Dio. In un canone sta scritto: “Tu Dio non hai bisogno della nostra lode, ma al Tuo dono noi siamo grati”. Dio non sarà nè più grande nè più piccolo per le nostre preghiere, ma pregare Dio è un dono. Come è bello credere all’Amore divino, alla Misericordia di Gesù dicendogli: “Gesù abbi pietà di me. Gesù perdonami. Gesù, Tu mi conosci, scruti il mio cuore. Solo Tu sai come mi sento e di che cosa io ho bisogno”. E sentire quell’Amore di Dio, soprattutto quando sei ferito, umiliato, solo, scoraggiato. Quando hai commesso qualche peccato e senti che l’Amore di Dio ti accarezza, ti ama e ti perdona. In quei momenti che sei debole diventi forte.

L’Amore di Dio non ha limiti.

Medjugorje, questo luogo di grazia, è il luogo dell’Amore di Dio, del perdono di Dio, della Misericordia di Dio. Molte persone vogliono riconciliarsi con Dio nelle proprie parrocchie, ma non ci riescono. Appena vengono qui a Medjugorje qualcosa tocca il loro cuore. Qualcosa succede dentro di loro. Si aprono gli occhi del loro cuore e nasce questo desiderio di incontrare Dio. Il Sacramento della Riconciliazione ha cambiato tanti pellegrini a Medjugorje. Molti hanno ricevuto la fede vera. Forse erano venuti per pura curiosità. Ma l’amore di Dio attira senza regole. Fratelli e sorelle, ritorniamo alla prima fase del Vangelo di questa sera, quando i Giudei raccolgono delle pietre per uccidere Gesù. L’uomo che offende Dio, il Nome di dio, Lo bestemmia, lapida Gesù. Se qualcuno distrugge il proprio corpo con alcol, droga o altre passioni, lapida il tempio di Dio, perchè il nostro corpo è tempio di Dio, tempio dello Spirito Santo. Se dentro di noi portiamo odio contro qualcuno non possiamo essere nella pace di Dio. Lapidiamo Dio. Se giudichiamo, condanniamo, parliamo male di altri, se non diamo una nuova possibilità agli altri, non permettiamo che la Misericordia di Dio operi.  In ogni uomo è seminato il seme del bene. Dobbiamo trovare questo seme. Non dimentichiamo che noi siamo uomini. Non dimentichiamo che i nostri occhi non sono gli Occhi di Dio; le nostre vie non sono le Vie di Dio. I nostri desideri non sono i desideri di Dio.  Ritorno a san Francesco d’Assisi: lui era felicissimo quando si ricordava che Dio gli aveva donato i fratelli. Anche noi siamo circondati da tante persone. Sì, ci sono i malvagi, ma ci sono anche tante persone buone nella nostra vita, tanti benefattori che ci hanno aiutato, che ci aiutano e che ci aiuteranno. Loro sono il dono dell’Amore di Dio. Fratelli e sorelle, preghiamo in questa santa Messa, perchè Dio ci perdoni ogni offesa con la quale abbiamo ferito il Suo Amore. O abbiamo offeso gli uomini o direttamente Dio. Preghiamo perchè Dio ci doni la grazia di riconoscere il bene, perchè possiamo accettare le persone così come sono, come Dio le ha create. Come dice un nostro detto croato: Se abbiamo qualcosa di buono da dire su qualcuno diciamolo; se non lo abbiamo taciamo. Perchè con la misura con cui misuriamo sarà misurato a noi.

Buon Dio, donaci la grazia della saggezza. Donaci di vivere con responsabilità, di riconoscere i doni del Tuo Amore nella nostra vita. Proteggici dai peccati mortali con i quali lapidiamo il Tuo Cuore.

Amen.

Sia lodato Gesù Cristo.

 

Fonte: Idm (Andrea Bianco)

venerdì 18 marzo 2016

Messaggio annuale a Mirjana del 18 marzo 2016

"Cari figli, con cuore materno pieno d’amore verso voi, desidero insegnarvi l’abbandono completo a Dio Padre. Io desidero che voi impariate, guardandovi ed ascoltandovi dentro, come seguire la volontà di Dio. Desidero che voi impariate come avere fiducia nella Sua grazia e nel Suo amore come l’ho sempre avuta io. Per questo, cari figli, purificate i vostri cuori, liberatevi da tutto quello che è terreno e permettete a ciò che è di Dio, attraverso le vostre preghiere e il sacrificio, di formare la vostra vita cosicché nei vostri cuori, possiate avere il regno di Dio, possiate iniziare a vivere partendo da Dio Padre e a camminare sempre con mio Figlio. Per tutto questo, cari figli, dovete essere puri nello spirito ed essere pieni di amore e di misericordia. Dovete avere cuori puri e semplici e dovreste essere sempre pronti a servire.
Cari figli, ascoltatemi! Io dico tutto questo per la vostra salvezza. Vi ringrazio."

giovedì 17 marzo 2016

“Siamo noi le mani tese di Maria”

MIRJANA DRAGICEVIC
nata a Sarajevo il 18 marzo 1965

“Siamo noi le mani tese di Maria”

Testimonianza di Mirjana

Proverò a dirvi come la Madre ci insegna ad aprire il nostro cuore e a dare a Dio il primo posto.
Ogni 2 del mese io prego con la Gospa per coloro che non hanno ancora conosciuto l’amore di Dio. Ma lei chiede a tutti di pregare innanzitutto per queste persone, perché la maggioranza delle cose cattive che avvengono nel mondo, come le guerre, i divorzi, la droga, gli aborti, provengono da quelli che non hanno ancora conosciuto l’amore di Dio. Lei dice che noi, che ci definiamo cristiani, con la nostra preghiera e il nostro esempio, possiamo aiutarli a conoscere l’amore di Dio. La Gospa non ci chiede di forzarli o criticarli, ma che li amiamo, che preghiamo per loro e diamo il nostro esempio, perché questa è l’unica a via per aiutarli. Io vi pregherei con tutto il cuore che mettiate al primo posto nelle vostre preghiere questa intenzione perché pregando per coloro che non hanno ancora conosciuto l’amore di Dio, noi preghiamo per noi e per il nostro futuro, per il futuro dei nostri figli e asciughiamo le lacrime che scorrono sul volto della Gospa a causa loro.
Il messaggio più importante della Gospa è la santa Messa. Quando noi eravamo bambini, all’inizio delle apparizioni, la Gospa ci ha detto: “Figli miei, se dovete scegliere tra l’apparizione e la Santa Messa scegliete sempre la Santa Messa, perché durante la Santa Messa mio Figlio è con voi!”.
La Gospa dà sempre a Gesù il primo posto. In tutti questi anni di apparizioni, non ha mai detto: “Pregate e io vi darò”, Lei dice sempre: “Pregate perché possa pregare mio Figlio per voi”. Sempre è Gesù al primo posto. Molti pellegrini quando vengono a Medjugorje pensano che noi veggenti siamo privilegiati, che Dio ascolta di più le nostre preghiere. Ma questo modo di pensare è sbagliato perché per la Gospa, che è madre, non esistono figli privilegiati. Per Lei siamo tutti semplicemente suoi figli, che lei sceglie per diverse missioni: noi sei per dare i suoi messaggi, voi perché, come apostoli della Gospa, portiate questi messaggi con voi. Questo lo ha detto anche nel messaggio che ha dato il 2 gennaio 2006. Lei ha detto: “Cari figli, io vi ho chiamati. Aprite i vostri cuori, lasciate che entri, perché possa fare di voi i miei apostoli”. Significa che tutti abbiamo la stessa importanza davanti alla nostra Madre.
Forse, se ci sono dei figli privilegiati per la Gospa, io penso, guardando ai suoi messaggi, che siano i sacerdoti, perché lei non ha mai detto ciò che loro devono fare, lei mi dice sempre ciò che noi dobbiamo fare per loro. Lei dice: “Figli miei, loro non hanno bisogno dei vostri giudizi e delle vostre critiche, loro hanno bisogno delle vostre preghiere e del vostro amore. Se perdete il rispetto verso i sacerdoti, lo perderete anche verso la Chiesa e, alla fine, verso Dio. Un giorno Dio giudicherà se sono stati buoni sacerdoti, ma giudicherà anche noi, il nostro comportamento verso i sacerdoti. Perciò, quando tornate nelle vostre parrocchie, mostrate che siete stati alla scuola della Gospa, mostrate come deve essere il nostro comportamento verso i sacerdoti, mostrate loro rispetto e amore perché sono i nostri pastori. E del resto, cosa faremmo noi senza di loro?
La Gospa ci chiede di far ritornare la preghiera in famiglia, specialmente il Rosario. Lei dice che nulla può unire la famiglia come la preghiera fatta insieme. Dice che i genitori hanno una grande responsabilità davanti ai loro figli, perché essi sono coloro che devono piantare le radici della fede nei loro figli, ma possono farlo solo con la preghiera comunitaria e con l’andare insieme alla santa Messa. I figli devono vedere che per i genitori Dio è al primo posto e che tutto il resto dopo viene.
La Gospa ci chiede di digiunare il mercoledì e il venerdì a pane e acqua. Lei non chiede il digiuno a coloro che sono malati, ma davvero malati. Lei dice che essi attraverso la preghiera, capiranno cos’altro possono fare al posto del digiuno a pane e acqua, la preghiera li guiderà in questo.
Chiede che ci confessiamo almeno una volta al mese. Dice che non c’è uomo sulla terra che non ha bisogno della confessione mensile.
La Madonna chiede la Bibbia abbia un posto d’onore nelle nostre case e che la leggiamo insieme in famiglia. Ci chiede di aprirla ogni giorno, di leggerne due o tre frasi, non è importante quanto, ma la Bibbia sia sempre presente nella nostra casa e non sia solo come un soprammobile che non tocchiamo mai.
La Madonna dà una grande importanza alla benedizione. Durante l’apparizione ci benedice ma sottolinea spesso che lei dà solo una benedizione materna, ma che la più grande benedizione che possiamo ricevere sulla terra è quella del sacerdote.
Per finire vi dirò cosa è per me Medjugorje raccontandovi un episodio ho vissuto io stessa. Un giorno sono andata sul monte Križevac, e voi sapete quanto è difficile salirvi. Davanti a me c'erano 6 giovani italiani che portavano su una barella un giovane handicappato con molta fatica ma anche con tanta gioia. Dopo un po’ è arrivato un gruppo americano e, senza tante parole hanno preso questo giovane handicappato italiano e hanno iniziato a portarlo loro. Dopo un po' di tempo sono arrivati i tedeschi e anche loro, senza tante parole, hanno preso questo giovane e lo hanno portato. Per sintetizzare, questo giovane è giunto sotto la croce sul monte Križevac portato dalle mani di tutto il mondo! Questo è ciò che la Madre desidera da noi: che le nostre mani siano mani tese verso il prossimo e mani unite tra noi.

 

Fonte: profilo FB di Costanza Cavallaro

« Io vi invito alla luce che dovete portare a tutti gli uomini che si trovano nelle tenebre ».

« Io vi invito alla luce che dovete portare a tutti gli uomini che si trovano nelle tenebre ».

I messaggi della Quaresima

Desiderando augurare a voi tutti una Buona Pasqua, voglio presentarvi in questo tempo i messaggi della Quaresima. Il giovedì prima della Quaresima (14 febbraio) ha detto: «Oggi è il giorno quando vi do i messaggi. Ma tutta la Parrocchia non li accetta e non li vive. Sono triste e desidero, cari figli, che ascoltiate e viviate i miei messaggi. Ogni famiglia deve pregare unita e leggere la Bibbia. Io vi ringrazio perché avete seguito la mia chiamata ».
Posso aggiungere questo al messaggio. Noi non conosciamo molti messaggi in cui la Madonna dice «si deve », ma in questo messaggio lo ha detto. La Madonna si offre sempre come la Madre che bussa e alla quale deve essere aperta la porta. E se la Madonna dice «si deve » allora io credo si deve, proprio si deve prendere questa parola seriamente.
E questa era, io credo, la preparazione per la Quaresima.
La Madonna ci educa. Ci voleva preparare per la Quaresima dopo aver detto «dovete pregare e leggere la Bibbia». Il primo giovedì (21 febbraio) ha detto: «Cari figli, io vi invito di giorno in giorno a rinnovare la preghiera nella Parrocchia. Ma voi non accettate. Oggi vi invito per l'ultima volta: è cominciata la Quaresima e voi come Parrocchia potete muovervi, per amore alla mia chiamata. Se voi non fate questo io non desidero dare più i miei messaggi. Il Signore ha permesso questo. Io vi ringrazio perché avete seguito la mia chiamata ». Ancora una piccola spiegazione. La Madonna ha detto «Io vi invito per l'ultima volta ». Allora non dice più « si deve ». Ci invita di nuovo: «a motivo del mio amore dovreste rispondere alla mia chiamata. Se voi non volete io non voglio parlare». Non vuole per forza.
Io dico questo: se l'amore non ci muove, che cosa può muoverci? La paura? Se noi aspettiamo per paura può essere anche tardi. Io credo sia meglio rispondere all'invito dell'amore che a quello della paura. E se noi rispondiamo solo per paura ci comportiamo ancora come i bambini che capiscono solo quando si fa così... col dito. Il 28 febbraio ha detto il seguente messaggio: « Cari figli, oggi vi invito a vivere tutta la settimana queste parole: io amo Dio. Cari figli, con l'amore riuscirete in tutto, anche nelle cose chi vi sembrano impossibili. Il Signore desidera dalla Parrocchia un totale abbandono. Anch'io lo desidero. Grazie perché avete seguito la mia chiamata».
Allora quando ha detto « se voi non volete, io non parlo più », noi non sapevamo se dava ancora i messaggi. Ma poi la Madonna ha detto questo messaggio bellissimo col quale ci ha invitato a vivere le parole «io amo Dio»: questo è molto importante. Con queste parole «io amo Dio» possiamo esaminare sempre, ogni giorno, tutta la nostra vita. E dobbiamo vedere sempre tutte le parole, tutte le opere sotto questa parola « io amo Dio ». Altra cosa ha detto «con l'amore potete vincere tutto, anche le cose impossibili».
Allora, se noi abbiamo delle difficoltà questo è un segno che il nostro amore è ancora piccolo. Questa è una cosa a cui dobbiamo sempre pensare. Può tutta la mia vita stare sotto questa parola: io amo Dio. Il 7 marzo ha dato questo messaggio: «Cari figli, io vi invito al rinnovamento della preghiera nelle vostre famiglie. Cari figli, invitate i più giovani alla preghiera e a celebrare la Messa. Io vi ringrazio perché avete seguito la mia chiamata».
Allora qui invita i parenti a pregare con i piccoli. E una cosa importantissima. C'è un proverbio: tutto ciò che gli adulti non fanno, i giovani lo possono imparare più difficilmente o non lo possono imparare. E se voi non pregate, come possono pregare i giovani?
Ma se voi cominciate, voi parenti, voi adulti a pregare, i bambini pregheranno, ed anche i giovani. E se voi incontrate nella preghiera il Signore, e, se avete la gioia, i giovani vi seguiranno. Allora, invece di arrabbiarvi con i giovani, pregate davanti ai giovani.
Altro messaggio del 14 marzo: « Cari figli, nella vita voi avrete l'esperienza della luce e delle tenebre. Il Signore dà a ciascuno di riconoscere, di discernere il bene e il male. Io vi invito alla luce, che dovete portare a tutti gli uomini che si trovano nelle tenebre. Ogni giorno vengono nelle vostre case uomini che sono nelle tenebre. Date loro, cari figli, la luce. Vi ringrazio perché avete seguito la mia chiamata».
Da questo messaggio voglio dire questo: la Madonna ci invita a dare la luce a tutti coloro che si trovano nelle tenebre. Io vi dico: ogni uomo che vive sulla terra, vuole la pace, vuole l'amore, vuole la luce. Ma tutti sappiamo che non c'è ancora nel mondo molto amore, molta pace, molta riconciliazione.
E tutti noi ci domandiamo: perché? La risposta è questa: non sono molti ancora che possono darla. Da chi possiamo aspettare la pace, l'amore se non da noi che conosciamo Gesù, che conosciamo la Madonna?
Allora, quando tornate nelle vostre famiglie e nelle vostre case non cercate di essere amati, ma di amare. Non cercare la pace dagli altri, ma darla. E vedrete: tutti vogliono la pace e vogliono accettarla. E questo è il nostro dovere. Dare la luce, perché l'accettiamo dal Signore.
Il 21 marzo ha detto questo messaggio: «Cari figli, oggi vi invito: pregate, pregate, pregate. Con la preghiera avrete la gioia più profonda e la soluzione di ogni situazione che vi sembra impossibile.
Io vi ringrazio perché vi siete mossi nella preghiera. Ognuno di voi è caro al mio cuore. Io ringrazio tutti coloro che hanno incitato alla preghiera le loro famiglie».
Dice: «Nella preghiera avrete la gioia più profonda». Allora, dov'è la nostra gioia? Di nuovo dobbiamo domandarci: qual'è la nostra preghiera? La preghiera significa incontrare il Signore personalmente. Se noi non abbiamo la gioia, può essere che non preghiamo bene, può essere che la nostra preghiera sia solo una preghiera meccanica. Ed io so che nessuno è contro la gioia più profonda. Allora perché non prendere il tempo per la preghiera più profonda e non impararla?
Perché questa è la via per la gioia più profonda.
Un messaggio non di giovedì, ma di domenica (24 marzo), la vigilia della festa dell'Annunciazione è: «Oggi desidero invitarvi alla confessione. Anche se vi siete confessati nei giorni passati io desidero che voi viviate la mia festa nei vostri cuori. Ma non potete viverla se non siete abbandonati totalmente nel Signore. Per questa ragione vi invito a riconciliarvi col Signore».
Solo una parola: che significa « riconciliazione » ?
« Riconciliazione » significa accettare la volontà del Signore che abbiamo rifiutato nel peccato. Noi abbiamo rifiutato nel peccato il progetto del Signore con noi. E la Madonna ci invita ad accettare il progetto che viene dal Signore, come la Madonna ha fatto nel giorno dell'Annunciazione. La Madonna ha detto « sì », il suo « fiat », e questo si può dire era la sua riconciliazione. Essa era pronta ad accettare.
Il Giovedì Santo (4 aprile): «Cari figli, vi ringrazio perché avete cominciato a pensare di più alla gloria del Signore nei vostri cuori. Oggi è il giorno nel quale non volevo più dare i messaggi perché alcuni non mi accettano. Ma la Parrocchia si è mossa e per questa ragione voglio darvi anche in futuro i messaggi in un modo che non esiste nella storia del mondo».
Che significa pensare alla gloria del Signore? Cercare la pace, l'amore, la riconciliazione: questo significa pensare alla gloria del Signore.
È questo che vuole il Signore. La Madonna ha detto che non voleva più dare i messaggi. Io penso che lo ha detto perché sapete le nostre difficoltà in questo momento. Ma ha detto: «perché voi li accettate io li do ancora ». Questo è per noi il segno che la Madonna vincerà col popolo di Dio. E voi siete il popolo di Dio.
Il Venerdì Santo (5 aprile) ha detto tramite Ivanka un messaggio: «Voi nella Parrocchia avete una grande e difficile croce: ma non abbiate paura a portarla. Qui è il mio Figlio che vi aiuterà». Non solo alla Parrocchia ma a tutti voi ha detto: «Mio Figlio è con voi e vi aiuterà a portare la Croce». Questi erano i messaggi della Quaresima.
(P. Slavko Barbarie - 7 aprile 1985)


Fonte:http://medjugorje.altervista.org/doc/pslavko/50-luce.php

Incontro di padre Marinco con la parrocchia e le guide

Incontro di padre Marinco con la parrocchia e le guide dei pellegrini
Medjugorje, 2 marzo 2016

Messaggio, 25. febbraio 2016
"Cari figli! In questo tempo di grazia vi invito tutti alla conversione. Figlioli, amate poco, pregate ancora meno. Siete persi e non sapete che qual' è il vostro scopo. Prendete la croce, guardate Gesù e seguitelo. Lui si dona a voi fino alla morte in croce perché vi ama. Figlioli, vi invito a ritornare alla preghiera del cuore perché nella preghiera possiate trovare la speranza ed il senso della vostra esistenza. Io sono con voi e prego per voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

In questo tempo di grazia vi invito tutti alla conversione.
Il mio tempo è la mia vita. Dimmi quello che fai con il tuo tempo e ti dirò chi sei.
Dimmi cosa riempie il tuo tempo e io ti dirò cosa riempie il tuo cuore.
Ho solo oggi per amarTi, Gesù.
Vi invito tutti alla conversione. Tutti voi.
Vogliamo convertirci?
Un uomo è seduto in treno. Ad ogni stazione da un’occhiata attraverso il finestrino, legge il nome della città e fa un sospiro. Dopo 4 o 5 stazioni il suo vicino gli chiede: “Ma Lei sta male? Fa dei gemiti terribili!” Allora quell’uomo risponde: “In realtà sarei dovuto scendere dal treno, perchè sto viaggiando nella direzione sbagliata. Ma qui dentro è così piacevole. E’ caldo”.
Dovrei cambiare, ma…
Gesù dice: “Vegliate e pregate per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”.
Una volta un giornalista ha fatto una domanda provocatoria a Madre Teresa di Calcutta: “Lei ora ha 70 anni. Quando morirà il mondo sarà lo stesso di prima. Dopo tutto lo sforzo che Lei ha fatto cosa è cambiato nel mondo?” Senza impazienza e con un sorriso che conquistava gli rispose: “Sa, non ho mai voluto cambiare il mondo. Ho cercato solo di essere una goccia di acqua pulita in cui si possa riflettere l’Amore di Dio”.
Vi sembra questa una cosa da poco? Come spesso accadeva ci fu grande silenzio in quella stanza.
Madre Teresa ancora una volta si voltò al giornalista e gli disse: “Perchè non prova anche Lei ad essere una goccia di acqua pulita? Allora saremmo già in due. Lei è sposato? “ “Sì, Madre Teresa”. “Dica questo anche a Sua moglie. Allora saremo già in tre. Ha dei figli?” “Sì, ne ho tre”. “Ditelo anche ai vostri figli. Poi saremo già in sei”.
Figlioli, amate poco e pregate ancora meno.
Fra Slavko ci dice che tutti i peccati possibili sono solo la conseguenza della mancanza di amore. Tutti i problemi possibili che incontriamo sono la conseguenza della mancanza di amore. Quando non c’è amore tutte le porte sono spalancate per i peccati, tutte le guerre, i conflitti nelle famiglie e tra gli individui, tutte le carestie e ingiustizie, omicidi e aborti. Tutto questo è il risultato della mancanza di amore, verso la vita e verso il datore della vita, il Creatore di tutto.
Questo significa che la mancanza di amore è il più grande peccato.
Figlioli, amate poco. L’odio non è così pericoloso quanto la mancanza d’amore. In un attimo può accadere che l’odio travolga l’amore, ma se c’è l’amore esso può guarire e pulire tutto.
Spesso il metro del nostro amore è la bontà degli altri. Se sono buoni e bravi noi li accettiamo ed amiamo. Ma l’amore non dovrebbe essere un premio per la bontà degli altri. L’amore deve avere il coraggio di accettare l’altro, affinchè l’altro possa migliorare.
Finchè l’amore dipende dall’amore degli altri è immaturo. Finchè si pensa di dover ricambiare con la stessa misura - se non siamo amati non dobbiamo amare - il nostro amore è condizionato.
L’amore dobbiamo riversarlo gli uni sugli altri, per crescere secondo il disegno di Dio.
Questo è ciò che Dio sta facendo con noi. Egli ci ama immensamente non perchè siamo buoni, ma perchè noi possiamo diventare buoni.
La bontà umana, l’amore, la fiducia, l’amicizia certamente ci aiutano nel nostro cammino, ma se mancano noi non dobbiamo fermarci, perchè Dio deve essere il nostro Amore. La Sorgente della nostra speranza, della nostra pace e della nostra gioia.
Senza amore nè la persona nè la famiglia nè la Chiesa intera possono sopravvivere. Ogni cosa è senza alcun valore se non c’è amore. Mentre per mezzo dell’amore tutto, anche un bicchiere d’acqua fresca, assume un valore eterno.
Figlioli, vi siete persi e non sapete qual’è il vostro scopo.
Fra Slavko ci insegna che il ritmo della vita imposto a molti sposta l’uomo dal centro. L’uomo facilmente perde l’equilibrio. Perde la sua strada. Perde il senso della vita. Diventa estraneo a se stesso. Si distoglie dagli altri, perchè non ha un senso per avere una relazione con gli altri. L’uomo diventa vuoto e quindi violento.
Questo tempo materialista è pieno di molti idoli e, con la sua velocità, svuota il cuore umano della Presenza di Dio. Molti Cristiani rimangono vuoti, soli, nella paura e nell’ansia, senza luce, senza una via da seguire, nell’amarezza.
Prendete la croce, guardate Gesù e seguiteLo.
Prendiamo la croce in mano. Prendiamola con entrambe le mani. Sentiamo la croce con le nostre mani.
Guardiamo le Piaghe di Gesù. Rimaniamo un certo tempo guardandoLe. Non abbiamo fretta. Cerchiamo di essere presenti. Completamente. Qui e ora. Adesso null’altro è importante. Importante è solo Gesù.
Guardo Gesù sulla croce.
Questo contatto fisico con la croce può essere d’aiuto per assumere la croce nel nostro intimo, affinchè davvero possiamo accettarla.
Il senso di guardare la croce è la trasformazione del nostro modo di vedere. Vedere con il cuore. Guardare la croce con gli occhi fisici può illuminare il nostro guardare interiore, può portarci in una profonda osservazione della croce di Cristo, delle croci che ci stanno schiacciando, delle persone e dei giochi che non ci piacciono.
Gesù si dona per voi fino alla morte sulla croce, perchè vi ama.
Fra Slavko ci dice che questo è il tempo in cui ci dobbiamo ricordare l’Amore di Gesù che Lo ha fatto soffrire per noi. E’ un’occasione per capire che la sofferenza in sè non ha portato nè meritato la salvezza,ma è stato l’Amore con cui Cristo ha patito e portato la Sua croce.
Le opere di aiuto agli altri diventano opere di misericordia solo quando si fanno con gioia, con umiltà, con amore e per amore. Così anche la croce diventa sofferenza redentrice quando la si porta con amore.
Noi celebriamo la Quaresima per avere un nuovo stimolo nella crescita con amore, in modo che possiamo portare le nostre sofferenze e croci con amore. Senza amore esse non hanno lo stesso valore che dovrebbero avere.
Figlioli, vi invito a ritornare alla preghiera col cuore, perchè nella preghiera possiate trovare la speranza ed il senso della vostra esistenza.
Fra Slavko ci dice che la preghiera e la celebrazione col cuore cominciano sin dall’inizio, dal modo in cui ci salutiamo con qualcuno; dal modo in cui gli offro la mano; come parlo; come concludo le cose; se sono presente col cuore. Così quando si entra in chiesa, quando ci si genuflette, quando si fa il Segno della Croce, quando ci si siede o ci si alza, quando ci si inginocchia o si riceve la santa Comunione, quando si esce dalla chiesa, immediatamente si può vedere il tipo di amore e rispetto che abbiamo.
Come imparare a pregare col cuore?
Uno studente ha chiesto allo scrittore Lous Sinclaire di tenere loro una lezione, perchè tutti desideravano diventare scrittori. Egli ha iniziato l’incontro con una domanda: “Quanti di voi hanno davvero intenzione di diventare scrittori?” Tutti hanno alzato la mano. “In questo caso il mio discorso non ha alcun significato. Il mio consiglio a voi sarebbe questo: andate a casa e scrivete. Scrivete. Scrivete”. Detto questo ha messo il quaderno in tasca ed è uscito dalla stanza.
Come pregare col cuore? Come imparare a pregare col cuore? La Madonna ci dice: “Pregate, pregate, pregate”. A pregare si impara pregando.
Le persone sono curiose e spesso chiedono come si deve pregare. Cosa bisogna fare per imparare a pregare? In realtà tutte queste cose ci dicono: “Fammi vedere”. L’unica risposta sarebbe: “Apri gli occhi e guarda da solo”.
Preferisco che veniate con me in cima alla collina e sperimentiate il sorgere del sole piuttosto che spiegarvi così l’alba vista dalla cima della montagna.
“Venite a vedere”, rispose Gesù ai discepoli che Lo interrogavano.
La vera preghiera comincia quando si inizia a cercare la Volontà di Dio.
Pregare vuol dire scendere dall’intelletto al cuore e lì rimanere di fronte al Volto del Signore che è sempre presente: il Signore che dimora in te.
Nella preghiera del cuore non è tanto importante quello che facciamo noi, quanto quello che Dio fa in noi. Noi non dobbiamo fare nulla. E’ importante permettere a Dio che Lui possa fare quello che vuole. Allora abbiamo fatto quello che noi dovevamo fare.
Nella preghiera interiore non è importante pensare molto, ma amare molto.
La preghiera col cuore significa essere alla Presenza di Dio e permettere a Dio di amarci.
Una volta i discepoli andarono dal maestro e dissero: “Maestro, nella preghiera noi ci riconosciamo veramente come siamo davanti a Dio?” Il maestro rispose: “Non è importante che voi sappiate come siete, ma è importante che sappiate che siete come dio vi vede”. Nella preghiera potete esperimentare che Dio viv vede così come siete.
Non preoccupatevi per voi stessi; preoccupatevi per la conoscenza dello Sguardo di Dio. Lasciatevi guardare. Allora sarete liberi.
Sotto lo Sguardo del Signore siamo liberi dalla pressione di essere migliori, di essere eterni vincitori. Possiamo vivere completamente rilassati, perchè non c’è bisogno di essere in costante sforzo di presentarci sempre in una buona luce.
Non dobbiamo spendere tanta energia per fingere di essere quello che non siamo. Possiamo semplicemente essere quello che siamo: nè più nè meno.
Non esiste relax migliore di questo: riposarsi, come piccoli bambini, nella tenerezza del Padre che ci ama così come siamo.
Davanti a Dio sii come un uccello che sente il dondolio del ramo, ma continua a cantare, perchè sa di avere le ali.
Da quando mi è stato dato il dono di comprendere l’Amore del Cuore di Gesù confesso che quest’Amore ha cacciato ogni paura dal mio cuore. Nessuna vita umana è esclusa da sbagli.
Sì, io sento che anche se avessi sulla coscenza tutti i peccati che si possono commettere mi sarei gettato con cuore contrito tra le braccia di Gesù, perchè so quanto ama il figliol prodigo che torna a Lui.
Così ci dice santa Teresa di Gesù Bambino.
Dio non ha bisogno delle nostre opere, ma ha sete del nostro amore. Quello che ferisce il Cuore di Dio è la nostra mancanza di fiducia. L’uomo non piace a Dio per le sue virtù o i suoi meriti, ma per l’illimitata fiducia nella Misericordia di Dio.
Tutto questo viene scritto da santa Teresa di Gesù Bambino.
Io sono con voi e prego per voi.
Grazie per aver risposto alla Mia chiamata.
La regola d’oro della vita cristiana che padre Slavko ci indica è: “Finisci il giorno quando il giorno finisce”. Non iniziare dall’anno. Non iniziare dal giorno prima che inizi il giorno.
Alla fine del giorno che sta terminando bisogna ringraziare Dio per il bene che abbiamo fatto, chiedere il perdono e perdonare tutti per poter dormire in pace e domani iniziare una nuova giornata.
Se questa gratitudine e questo perdono non avvengono non si può iniziare una nuova giornata: l’anima rimane nel passato e minaccia il giorno di oggi.
Succede la stessa cosa quando l’uomo fugge dal futuro giustificando le proprie paure con possibili problemi che possono avvenire nel futuro.
Maria ci insegna ad essere liberi per il giorno che ci viene donato e ad operare nella libertà.
La gratitudine è la miglior medicina contro i complessi di inferiorità e contro la depressione.
Chi dice “grazie” è un uomo positivo ed è bello vivere con lui.
Grazie per aver risposto alla Mia chiamata.
Adesso ringraziamo il Signore per tutto. Ringrazia per tutto quello che ti è stato dato. Per tutte le persone. Per tutte le cose, dal fiore fino alle stelle.
Signore Ti ringraziamo anche per le croci. Grazie per tutto.
Solo preghiera ed abbandono. Mettiamo tutto nelle Mani del Signore.
Signore Dio, mettiamo tutto nelle Tue Mani.
Mi abbandono completamente a Te. Guidami.
Io sono tra le Tue braccia, Gesù.

Il Signore sia con voi.
Vi benedica, vi dia pace e amore.
Padre, Figlio e Spirito Santo.

Fonte: IdM (Andrea Bianco)

lunedì 14 marzo 2016

Omelia della santa Messa serale Medjugorje, 12 marzo 2016, presieduta da fra Ljubo Kurtović

Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Parola del Signore

Fratelli e sorelle, credo che tutti conosciamo questo evento, perchè lo abbiamo sentito tante volte. Questo è un brano del Vangelo dove cercano di prendere in trappola Gesù. Questo evento si svolge a Gerusalemme durante la festa delle capanne. Gerusalemme era piena di pellegrini e il popolo si riunisce attorno a Gesù per ascoltare la Sua parola che entra nel cuore. Questo lo confermeranno anche le guardie che diranno: “Mai nessuno ha parlato così”. Era evidente la potenza della parola di Gesù. Ma c’erano anche quelli che rimanevano duri di cuore. Sicuramente Gesù provocava anche l’invidia dei capi dei sacerdoti e degli scribi, perchè il popolo si radunava attorno a Gesù e non a loro.
In questi giorni nel Vangelo ascoltiamo la passione di Gesù prima della vera Passione. Questa passione è il rifiuto da parte degli scribi e dei capi dei sacerdoti. Questo doleva a Gesù, perchè aveva un Cuore umano, ma Lui ha continuato sulla Sua strada perchè il Suo cibo era compiere la Volontà del Padre, adempiere la missione per cui era venuto sulla terra.
Nel Vangelo si parla del comportamento di Gesù verso la donna che era stata presa in adulterio. I farisei l’hanno portata davanti a Gesù - magari era anche legata - per metterLo alla prova e poterLo accusare.
Le donne prese in adulterio secondo la Legge di Mosè dovevano essere lapidate. Non solo le donne, ma anche l’uomo preso con la donna.
Adesso la domanda è: “Cosa dirà Gesù?” Se Gesù dice che non devono lapidarla allora possono ucciderLo, perchè Lui distrugge la morale. Se dice di sì allora Lui parlerà contro tutta quella mitezza di cui aveva predicato e contro ciò che aveva detto di Dio, Padre pieno di Amore e di perdono.
In ogni caso era una situazione che non prospettava nulla di positivo nè per Gesù nè per la donna.
Gesù non dice niente. Sta zitto. Questo è significante, perchè Lui tace, mentre la gente attorno a Lui litiga. Anche Dio sta zitto quando gli uomini si accusano, quando cercano di farsi del male a vicenda.
Questo Dio non li guarda neanche, perchè Gesù guarda la terra. Ci sono diverse spiegazioni del fatto di guardare la terra e scrivere per terra. Qualcuno diceva che Gesù scriveva i loro peccati, altri che non li guardava per non umiliarli. Scrive sulla sabbia come un bambino. E’ chinato sulla terra e scrive, come se volesse dire: “L’uomo è stato fatto dalla terra”.
Anche la Parola Adamo significa “di terra”. L’uomo fatto di terra accusa l’altro e vuole seppellirlo con quest’accusa e vuole riportarlo alla terra.
Colui che accusa e giudica non è capace di sentire la Parola di Dio, Perchè sente solo se stesso.
Probabilmente avete fatto l’esperienza di quando due litigano: non si sentono l’un l’altro. Quando si litiga tutti parlano, tutti girano attorno a se stessi.
Noi sappiamo che anche l’occhio malvagio non può riconoscere la traccia della presenza divina nell’altro. L’occhio negativo rende tutto negativo attorno a sè. E’ cieco e sordo. Noi ci chiediamo se possiamo aiutare una tale persona.
Quando Gesù si è alzato ha detto una sola frase: “Chi di voi è senza peccato getti per primo una pietra contro di lei”. Così Gesù mette a confronto gli accusatori con se stessi. Solo così si poteva aiutarli, affinchè potessero guardare in se stessi. Invece loro non sentono questo. Se ne vanno via, cominciando dai più anziani. E’ una cosa sarcastica. Essi non avevano capito che non si condanna utilizzando la Legge e non volevano convertire a Dio il loro cuore, e aprire la mente e gli occhi. Non è avvenuto nulla di questo.
Quando tutti sono andati via, quando era evidente che nessuno poteva condannare la donna, non perchè lei non fosse colpevole, ma perchè il peccatore non ha il diritto di giudicare davanti a Dio l’altro peccatore, Gesù dice: “Nemmeno Io ti condanno. D’ora in poi non peccare più”.
Possiamo immaginare cosa è avvenuto nell’anima di quella donna. Come era commovente quel momento. Come hanno fatto eco in lei le parole di Gesù.
Lei era veramente davanti alla morte: umiliata, svestita, esposta agli sguardi e ai giudizi di quella folla che circondava Gesù. Le persone cercavano di nascondersi nella folla, invece davanti a Dio non ci si può nascondere. Così in mezzo alla folla le persone si sentono più forti e possono fare dei mali peggiori. Questo si verifica anche per l’accusa di massa di quella donna. Per la legge era già condannata alla morte.
Gesù la salva. Nessuno era interessato a lei, ma Gesù sì. Nella sua vita entra finalmente Qualcuno che l’accetta. Qualcuno che con lei si comporta come con un’altra persona. Qualcuno che le rida la dignità persa. Qualcuno che crede in lei. Lui le da la vita.
Gesù non ha intenzione di diminuire il peso del peccato commesso, ma è sufficiente riconoscerlo come un male. Gesù è venuto per salvare il popolo dal peccato.
Gesù ha versato il Suo Sangue per la remissione dei peccati. Così grande è il prezzo del perdono. Contro il peccato Gesù ci mette l’Amore e la Misericordia.
Spesso noi condanniamo. Questo Vangelo parla di me, di te, di ciascuno di noi. Ci insegna ad avere coraggio di guardare in noi stessi. Noi sappiamo che è più facile vedere il peccato, le debolezze degli altri, ma come è difficile vedere il proprio interno, il proprio cuore.
Nell’Antico testamento è interessante quando Dio, attraverso il profeta parla a Davide oppure nel Nuovo Testamento quando Gesùè andato a mangiare dal fariseo e la donna Gli ha asciugato i piedi con i suoi capelli. Simone il fariseo condanna nel suo cuore quella donna: “Gesù non avrebbe permesso questo se avesse saputo chi è quella donna”. Gesù gli racconta la parabola dei due debitori. E’ logico che Simone alla fine arrivi alla conclusione giusta: “Colui a cui è stato perdonato di più amerà di più”.
Lì si tratta proprio di quella donna.
Colui che nella propria anima ha sperimentato il perdono potrà amare, perdonare e essere misericordioso con gli altri.
Fratelli e sorelle, purtroppo a noi succede che vogliamo la morte. Invece Gesù vuole la vita. Noi giudichiamo, condanniamo e con questo atteggiamento difendiamo la nostra vita, libertà e diritti. Gesù perdona e da la vita. Sacrifica la Sua libertà e si dona completamente.
Questo è l’invito a ciascuno di noi: “Non giudicate per non essere giudicati. Non condannate per non essere condannati”.
Quando nel cuore avremo abbastanza amore per perdonare ciascuno attorno a noi allora avremo il diritto morale di chiedere agli altri di non peccare più, perchè saremo al servizio della vita e seguiremo una logica di vita e non di morte.
Questo Vangelo può essere di ispirazione e di insegnamento.
Purtroppo negli uomini esiste un piacere diabolico: esporre la vergogna degli altri, far scoprire le debolezze e peccati degli altri. Iniziando dai mass media fino ai nostri rapporti umani.
Giudicando gli altri noi pensiamo che possiamo giustificare noi stessi e che possiamo nasconderci dietro alle accuse degli altri. Siamo disposti a lapidare gli altri. Provate cosa significa la Misericordia Divina. Anche noi abbiamo la possibilità di sperimentarLa.
La condizione per averLa è confessarsi. Abbiamo bisogno della Misericordia.
Sappiamo che Gesù poteva aiutare solo coloro che venivano con la verità nel cuore, con il cuore affranto e ferito.
Coloro che dall’alto giudicano, condannano e si ritengono senza peccato non diranno mai “io sono senza peccato”, ma si comporteranno così. Chi si considera giusto, senza peccato, non può provare la Misericordia Divina. Ma esistono coloro che sentono questo bisogno, come dice Papa Francesco. Ci sono anche coloro che, a causa di tanti peccati, pensano che non esista aiuto. Invece, come ci insegna Papa Francesco, per Dio non esiste peccato che non si possa perdonare.
Dio non si stanca mai di perdonare, ma noi ci stanchiamo di cercare la Misericordia e il perdono divino.
Può accadere anche a noi come fedeli che cerchiamo di vivere i Comandamenti, senza conoscere il Padre Celeste, il Suo Cuore, il Suo Volto.
Questo ce lo dice anche la Madonna in uno dei Suoi messaggi: “Ci sono tanti Miei figli che non conoscono Gesù. Che non vogliono conoscerLo. Che sono indifferenti verso di Lui. Perciò il Mio Cuore Materno soffre”.
Lei ci invita come Madre a far sì che sui nostri volti si riconosca l’Amore di Gesù per poter attirare anche gli altri a Lui , Fonte di vita e di Misericordia.
Ci aiuterà Lui con il Suo Amore e il Suo Spirito.
Amen.

sabato 12 marzo 2016

Omelia della santa Messa italiana Medjugorje, 10 marzo 2016


Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
«Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.
Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».
Parola del Signore

E’ triste ascoltare queste parole. Gesù, il Verbo, l’Amore del Padre, Colui che viene per salvarci, deve difenderSi. Man mano che il discorso procede Gesù diventa sempre più Lui: il Giudice. Infatti Lui è il giudice dei vivi e dei morti. Lui non accusa, perchè ad accusare sarà Mosè, ma giudica. Dice la verità. Punta il dito sull’essenza del problema: “Come potete credere. Voi che cercate la gloria gli uni dagli altri e non da Dio solo”.
Lì è proprio il cuore della questione. Che gloria cerchiamo? Finchè cerchiamo la nostra gloria siamo sulla strada sbagliata. Nella direzione sbagliata.
San Giovanni Bosco diceva: “O l’io o Dio”. Ma quanto è facile cercare la nostra gloria. Per poter cercare la gloria di Dio dobbiamo amare Dio. E’ un dono di Dio. Dobbiamo chiederlo. Se siamo aperti di cuore Lui ce lo da. Perchè sennò crediamo nell’idolatria. Cercare la gloria gli uni degli altri in fondo è l’idolatria: di noi stessi e degli altri.
E quanti idoli ci sono. Oggi sono gli attori o i giocatori di calcio. I politici attualmente un pò meno, ma alcune decine di anni fa c’erano Hitler, Mussolini, Stalin. C’erano e ci sono tutt’ora dei leader che diventano degli idoli di un popolo intero e vengono trascinati alla rovina.
“Voi che cercate la gloria gli uni degli altri”. Questo è il maggior ostacolo alla santificazione nella vita spirituale. Cercare la propria gloria. Quanto è facile caderci. Dobbiamo saperlo: questo è l’ostacolo maggiore. Non è il diavolo, non sono gli altri, non è la malattia. No! Perchè allora tutti gli atti che facciamo sono già in principio sporcati.
Ma se noi cerchiamo veramente di piacere a Dio, di amare Dio, il più piccolo gesto ha più valore di grandissimi gesti fatti per la propria gloria.
Così vengono messe a posto le fondamenta della vita spirituale. Le fondamenta si basano sulla fede, ma la fede non può reggersi. Come potete credere? La fede non ha più posto dove l’io si è cristallizzato in una roccia che non da più spazio alle radici della fede di entrare. L’io non è umiltà. Non è umile. Non è l’humus dove le radici della fede possono estendersi.
In Mosè vediamo veramente un uomo che non cerca la propria gloria. Sarebbe stato per lui così facile. Vede tutto questo popolo che segue l’idolatria e c’è un amoroso combattimento tra Mosè e Dio. Dio dice: “Il tuo popolo”. E Mosè risponde: “Il Tuo popolo”. E’ come una patata calda che nessuno vuole tenere. Ma è un combattimento amoroso: Dio sta parlando a Mosè dall’esterno, ma lo sta guidando all’interno per diventare il vero Mosè, il grande intercessore misericordioso. Come fa? Gli propone, ed è una grande tentazione: “Guarda, ho visto questo popolo. E’ veramente di dura cervice. Lascia che lo stermini e di te farò una grande nazione”. Mosè, il capostipite al posto di Abramo, non solo il liberatore… Mosè non cede e dice: “No, No. Se proprio vuoi cancella me dal libro della vita”. E’ solidale col popolo. Si offre per il popolo.
Pensate quanto è stata gradita questa reazione da Dio. Non possiamo pensare che Dio avesse intenzioni cattive contro il popolo. Dio è bontà infinita. Dio voleva guidare Mosè. Voleva portarlo a diventare questo grande intercessore. Colui che sta tra Dio e il popolo e parla a favore del popolo.
Di questi intercessori oggi abbiamo bisogno. Di coloro che non accusano e condannano, ma che, nonostante vedano tutta la miseria che oggi c’è in questo mondo - idolatria dei soldi, del potere, del piacere - non stanno lì a puntare il dito, ma intercedono.
Quest’anno è l’anno della Misericordia e noi dobbiamo essere coloro che invocano la Misericordia per tutti, senza distinzione: per questo no; quello non è degno… E’ facile cadere in questo. Ci aiuterà il fatto che non solo gli altri sono idolatri, ma spesso anche noi. Questo ogni volta che non cerchiamo la gloria di Dio, ma la nostra, cerchiamo il nostro benessere.
La Madonna qua ci sta guidando pian piano. Ci dice: “Mettete Dio al centro del vostro essere. Mettete Dio al primo posto”. Questo è il cammino. Ognuno di noi si deve chiedere: “Ma per me è così oppure difendo ancora me stesso? Difendo i diritti di Dio? Voglio che Dio possa stare bene nel mio cuore, nel cuore del mio prossimo, in mezzo a noi?”
Questo è veramente importante per me ed è l’inizio della conversione. Alcune volte siamo molto concentrati su noi stessi e cerchiamo di stare bene. Cerchiamo il nostro benessere psicofisico. La pace. Un pò di pace. Dio ce la vuol dare certamente. Anzi, la Madonna è venuta come Regina della Pace.
Qua Gesù parla di testimonianza. Ma quale testimonianza è la Madonna qua in questo luogo? Quanti miracoli sono successi! Lui dice: “Le opere che il Padre Mi ha affidato”. Sono i miracoli che Gesù ha compiuto: far vedere i ciechi, far camminare gli storpi, resuscitare i morti… Ma quanti miracoli sono successi qua. A Medjugorje. In questi 34 anni.
E poi anche la testimonianza di Giovanni, in un certo senso, perchè appare la prima volta il 24 giugno, solennità di san Giovanni.
La Madonna cerca questi intercessori da ciascuno di noi. Ha bisogno di coloro che La aiutano a salvare questo mondo.
Mettere veramente Dio al primo posto nella nostra vita: questa è la conversione. Cos’è la meta, cos'è il cuore della conversione? Mettere Dio al primo posto. Permettere a Dio di essere al primo posto, al centro del nostro essere. Lui sia il nostro desiderio, la nostra gioia, il nostro grande amore.
Questo è un dono che noi dobbiamo sempre chiedere al Signore. Il dono della conversione del cuore. Il dono dello Spirito Santo, affinchè Lui possa generare questa nuova vita in noi. La vita di Cristo. Cristo stesso.
Chiediamo alla Madonna di poter rispondere. Lei dice che molto dipende dalla nostra preghiera e dalla nostra risposta. Chiediamo di non essere coloro che dopo aver ricevuto dei benefici voltano le spalle al Signore e alla Madonna. Anche solamente con l’indifferenza. Anche questo è andare contro, perchè Lei ha investito su ciascuno di noi. Il Signore ha preparato grazie e grazie per ciascuno di noi. Chiediamo di poter rispondere e non abbandonare il Signore come hanno fatto i Giudei, grandi studiosi, esperti della Scrittura, ma poveri di cuore. Essi hanno perso questa grande occasione di poter accogliere il Salvatore nella loro vita.
AccogliendoLo possiamo anche diventare intercessori per questo mondo che ancora non Lo accoglie, senza giudicarlo, ma invocando con tutto il cuore, con tutto l’amore, la Misericordia su tutti.

 

Fonte: IdM (Andrea Bianco)

martedì 8 marzo 2016

Per vivere la Messa alla scuola di Maria

Catecumenato 2015

La Chiesa contempla Maria come « modello insostituibile di vita eucaristica » scrive Benedetto XVI nell’esortazione aportolica Sacramentum caritatis (22 febbraio 2007, n. 96). Il papa non fa che prolungare l’insegnamento del suo predecessore, Giovanni Paolo II, che aveva qualificato la Vergine come « donna eucaristica ».
Dato che il Corpo di Cristo che riceviamo in comunione è il vero corpo nato dalla Vergine Maria (cf. Ave verum Corpus natum de Maria Virgine), si percepisce subito quale profondo legame unisce Maria e l’Eucarestia. La messa non è l’unico sacrificio di Cristo reso presente col sacramento ? Così Maria non sarebbe associata a ciascuno di noi nell’eucarestia, come lo fu al dramma del Calvario (Gv 19,25) ?
Infatti, tutta la vita di Maria è eucaristica. Meditando sul suo « pellegrinaggio nella fede » (Vaticano II) si impara a vivere la messa alla scuola di Maria. Si dovrebbe meditare su ognuna delle scene mariane dei vangeli…
Avete osservato : la scena dell’Annunciazione, come è riportata da san Luca, segue in qualche modo lo schema di una messa ?
All’inizio c’è il saluto dell’angelo, come quello dell’officiante all’assemblea : « Dominus vobiscum, il Signore con voi ! » Poi il turbamento della Vergine che corrisponde alla liturgia penitenziale. L’ascolto del messaggio dell’angelo, che è la liturgia della Parola. La domanda della Vergine « come accadrà ?» non è quella alla quale deve rispondere ogni omelia ? Come la Parola conclamata prenderà carne nelle nostre esistenze ? La sola risposta possibile è quella dell’angelo : « Lo Spirito Santo discenderà su di te ». Ecco l’epiclesi della messa.
Lo stesso Spirito Santo che concede a Maria di concepire la carne del Figlio di Dio fa del pane e del vino il Corpo e il Sangue del Signore. Che entusiasmo nella risposta di Maria : « Fiat, che sia fatto così !» Non è con questa espressione amorosa che il comunicando pronuncia un sonoro amen al momento che il prete gli presenta il Corpo di Cristo ? (…) « Allora l’angelo la lasciò. » È il tempo del congedo : « Andate nella pace di Cristo ! »

P. Guillaume de Menthière - Tratto da L’Eucharistie à l’école de Marie, 2 juin 2008

Omelia della santa Messa serale a Medjugorje, 6 marzo 2016, presieduta da fra Vjeko Milcevic

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati". Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: "Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo". Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso". Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato"».
Parola del Signore.

Forse dopo questo brano del Vangelo secondo Luca la cosa migliore sarebbe sedersi e tacere. Rimanere in silenzio. Non dobbiamo spiegare tanto questa Parola di Dio, perchè la comprendiamo d’istinto. Ma questo testo sta davanti a noi per essere spezzato e per nutrirci di esso, cercando di metterlo in pratica nella nostra vita.
Cerchiamo di entrare brevemente in questo testo, di vederne le sfumature. Cerchiamo di vedere il messaggio che ci sembra nascosto a prima vista.
Davanti a qualsiasi brano del Vangelo noi dovremmo pensare: “Questa Parola è rivolta a me”. Non siamo egoisti se diciamo che questa Parola è rivolta a noi.
Il Vangelo non è una bella storia, ma è una Parola che vive, la Voce di Gesù Risorto, la voce di Colui che parla alla Sua Chiesa. La Chiesa ci insegna che Cristo è veramente presente quando si annuncia la Sua Parola.
Sono interessanti le circostanze nelle quali Gesù pronuncia queste parole. Egli è circondato da peccatori e i farisei Lo rimproveravano: “Accoglie i peccatori e mangia con loro”.
Il nostro Signore anche sta sera fa lo stesso, perchè è con noi. E’ qui. Accetta i peccatori. Li accoglie. Mangia con loro.
Gesù sente questo rimprovero, ma non risponde direttamente. Non si lascia provocare. E’ più saggio. E’ diverso.
“Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”, ha detto il figlio minore. Qual’è il problema? A noi sembra una frase normale. In Oriente non c’era l’usanza di dividere il patrimonio, perchè questo significava sperperarlo. Si custodiva tutto insieme. Ma il Padre esaudisce il suo desiderio e il figlio se ne va.
Abbiamo sentito il suo destino. Conosciamo cosa gli è successo. Ma è molto peggio di quello che ci sembra: non soltanto si è distaccato dalla famiglia, non soltanto ha sperperato il suo patrimonio, è lontano, è morto da un punto di vista sociale… Lui sta molto peggio: è morto spiritualmente. Un giudeo che pascola i porci. Vive in una tale miseria che avrebbe voluto saziarsi con le carrube dei porci. Vive una morte doppia: sociale e spirituale. Tenebre fitte senza via d’uscita. Tutto è finito. Peggio non può esserci.
Ma, quando è ritornato in sé, ha detto: “Mi alzerò. Andrò da mio Padre”. E’ l’atto di un disperato. Non ha nulla da perdere. Ha già perso tutto. Non si è ancora avvicinato che il Padre lo vede. Lui era ancora lontano. Come mai? Il Padre lo aspettava. Il Padre guardava lontano. L’amore aspetta e spera quando umanamente è impossibile. Il figlio ha commesso un’ingiustizia. Ha fatto vergognare l’intera famiglia. Ma il Padre lo aspetta. Solo l’amore può vedere così lontano.
Non solo: il Padre non aspetta che lui gli venga incontro, che si penta, che riconosca la vergogna. Va incontro a lui e l’Evangelista dice che lo abbraccia e lo bacia. Il figlio minore comincia la sua confessione, la sua autoaccusa. Il Padre lo interrompe. Non vuole l’elenco dei peccati, perchè è tornato in sé. E’ tornato al Padre.
Il Padre ordina di fare festa, perchè la vera morte si è trasformata in vita. “Questo mio figlio era morto ed è tornato in vita”.
Oh, come conosciamo questa realtà. Come conosciamo questa storia. Il volto del figlio minore è il volto di ciascuno di noi. Almeno una volta nella vita.
Forse, fratelli e sorelle, potremmo analizzare ogni Parola e vedere di cosa ci parla il Signore. Forse siamo un po' confusi ed è bene che lo siamo. Forse questo ci sembra ingiusto. Il figlio dovrebbe fare qualcosa per conquistarsi la fiducia del Padre, ma il Padre non lo permette. Ordina ai servi di portare il vestito più bello, l’anello, perchè suo figlio è tornato. Un amore diremmo quasi imprudente. Di questo amore ci parla il Signore.
In questo momento dobbiamo e possiamo guardare la croce. Un amore imprudente.
Il figlio maggiore non era a casa. Era a lavorare nei campi. Al ritorno guarda anche lui da lontano, ma si tratta di una lontananza diversa. Non desidera entrare. E’ arrabbiato. Domanda ad un servo cosa stia accadendo, non lo domanda al Padre.
Lui sta fuori. Arrabbiato. Non vuole entrare. Invece dentro c’è la gioia. Ma l’amore del Padre, che guarda da lontano, và da lui. Il Padre è andato incontro anche a lui. Tratta tutti e due allo stesso modo.
E poi la doccia fredda… Abbiamo sentito l’accusa. Lui non dice “mio fratello”, ma dice “questo tuo figlio”. E poi elenca i peccati del fratello. Dalle sue parole abbiamo saputo cosa ha fatto suo fratello. Il Padre non lo voleva sapere. Ma fa un passo ulteriore: accusa anche il Padre di ingiustizia, di imprudenza.
Un amore imprudente.
Il problema è il punto di vista del figlio maggiore: non fa paragone con il Padre, ma con il fratello. Misura se stesso di fronte al peccato del fratello minore. Egli sembra perfetto, ma è lontano dalla verità. Eppure l’amore del Padre, l’amore che vede lontano, l’amore imprudente dice anche a lui: “Tutto quello che è mio è tuo. Lo è sempre stato e lo sarà sempre. Ma c’è il motivo di gioire, perchè dove c’era la morte ora c’è la vita”.
Il messaggio del Signore ai farisei è rivolto anche a noi. Il nostro punto di vista non è sempre reale. Conosciamo bene questa storia, perchè il volto del fratello maggiore è il volto di ciascuno di noi. Almeno una volta nella vita.
Come conosciamo bene la posizione di questo giusto, presuntuoso, che elenca i peccati degli altri e accusa Dio stesso. Spesso ci sentiamo giusti davanti al peccato e alla miseria degli altri. Ma anche a noi il Signore dice: “Tutto quello che è Mio è tuo. Recupera la vista. Guarda meglio”.
Fratelli e sorelle in Cristo, prima del Vangelo abbiamo professato che il Signore è con noi realmente. Proprio in Gesù vediamo il volto del Padre misericordioso. Lui è la Parola, la Misericordia, l’Amore diventato Carne. L’Amore diventato pane. In Lui, soltanto in Lui, troviamo il volto del Padre e la forza dello Spirito.
Accostiamoci anche oggi alla Sua Mensa per poter tornare a casa nuovi. Cerchiamo di ritornare in noi stessi, andando a Lui, camminando con Lui.
Così sarà anche il nostro ritorno. Tutte le volte che ci allontaniamo e che gli altri rinunciano a noi lui non ci abbandona. Si tratta di un amore imprudente, di un amore che vede lontano. Soltanto in Lui possiamo sapere chi siamo e chi possiamo essere. Perchè Lui è tutto.
Ogni nostro Amen in questa Messa… Il nostro Amen alla Comunione sia il sigillo del nostro Credo. Crediamo in un tale Dio: un Signore che corre verso di noi per ridarci la vita.
Apriamo il nostro cuore e la nostra vita, perchè Lui è qui vivo. Ucciso e Risorto per amore. Perchè è puro Amore e noi possiamo vivere in Lui e per mezzo di Lui.
Amen.

 

Fonte: Idm (Andrea Bianco)