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mercoledì 13 novembre 2013

Medjugorje e la lettera del nunzio Viganò

 

 

La Chiesa di San Giacomo a Medjugorje

LA CHIESA DI SAN GIACOMO A MEDJUGORJE

La Santa Sede avverte i vescovi Usa dopo aver appreso che il veggente Ivan Dragičević avrebbe guidato incontri nelle chiese previsti previsti nell’orario in cui solitamente egli afferma di avere le apparizioni

GUIDO VILLA
ZAGABRIA


Sulla lettera che il nunzio apostolico Carlo Maria Viganò, ha scritto il 21 ottobre scorso alla Conferenza episcopale degli Stati Uniti con riferimento a un ciclo di incontri previsti in quel Paese dal veggente di Medjugorje Ivan Dragičević, si è scritto e parlato molto in questi ultimi giorni. Il più delle volte, purtroppo, ciò è avvenuto manifestando pressapochismo e scarsa conoscenza delle norme e delle linee di condotta che guidano la Chiesa in tali circostanze, tanto da trasformare una lettera quasi di routine in un presunto segno di opposizione della Santa Sede sulle apparizioni di Medjugorje.
In realtà, dopo quasi trentatré anni di apparizioni, questa lettera non è la prima - e probabilmente non sarà neppure l'ultima - del suo tipo, anzi, nel tono e nei contenuti, è assai più blanda e misurata di certe missive inviate in passato dai due vescovi, Žanić e Perić, succedutisi alla guida delle diocesi di Mostar, in Bosnia-Erzegovina, cui appartiene la parrocchia di Medjugorje, dall'inizio delle apparizioni nel 1981.
Non è quindi difficile ricostruire il motivo che ha portato all'invio di questa lettera. Il veggente Ivan Dragičević - il quale tra l’altro non è bosniaco, come riportato da alcuni commentatori, ma croato - è stato invitato a una serie di incontri di preghiera, alcuni dei quali erano previsti nell’orario in cui solitamente egli afferma di avere le apparizioni e di vedere la Madonna, da tenersi anche in locali parrocchiali e in chiese. Ciò è stato notato da qualcuno che ha provveduto ad avvertire il vescovo locale, e da questi, attraverso i canali ufficiali consueti, la notizia è giunta alla Santa Sede, la quale, attraverso il nunzio negli Stati Uniti, ha avvertito i vescovi locali che chierici e i fedeli «non possono partecipare ad incontri, conferenze, o celebrazioni pubbliche in cui la credibilità di queste “apparizioni” venga data per certa».
Il “dare per certo” la veridicità delle apparizioni è rappresentato dal fatto che gli incontri vengano tenuti in chiese o edifici di proprietà della Chiesa, poiché significherebbe dare un avallo ufficiale agli avvenimenti stessi, cosa che, per quanto riguarda Medjugorje, al momento non è possibile.
Aiuta a comprendere meglio questa situazione un episodio avvenuto a Civitavecchia dopo l’inizio delle lacrimazioni della statuetta di gesso, proveniente da Medjugorje, nel giardino della famiglia Gregori nel 1995. A Fabio Gregori che desiderava che la statuina fosse portata in chiesa, il parroco, don Pablo Martin, oppose un netto rifiuto, poiché ciò avrebbe dato l’impressione che la Chiesa avallasse la soprannaturalità degli avvenimenti, cosa ancora tutta da accertare. Per lo stesso motivo l’allora vescovo di Civitavecchia, monsignor Girolamo Grillo, ordinò subito al parroco di non tenere la statuina neppure in casa sua e di disfarsene subito.
Il contenuto della lettera, quindi, non rappresenta un’anticipazione del giudizio negativo della Santa Sede su Medjugorje, bensì la riproposizione della linea di condotta che la Chiesa ha sempre tenuto su questo tipo di fatti.
La stessa dichiarazione di Zara del 1991 dell’allora Conferenza Episcopale Jugoslava, non rappresenta una bocciatura definitiva degli avvenimenti di Medjugorje. In questa dichiarazione si affermava che «sulla base delle ricerche che sono state condotte, non è possibile affermare che ci siano state apparizioni o rivelazioni». Ma non furono vietati i pellegrinaggi in sé, bensì solamente quelli ufficiali, né fu vietato a sacerdoti di andarci o di partecipare come assistenti spirituali in pellegrinaggi organizzati a titolo privato, fermo restando che, come dice la dichiarazione, essi promuovessero «una sana devozione verso la Beata Vergine Maria, in armonia con l'insegnamento della Chiesa».
Che la Dichiarazione di Zara, citata nella lettera del nunzio non rappresenti una bocciatura definitiva delle apparizioni di Medjugorje, lo attesta la nuova commissione incaricata da Benedetto XVI di studiare il fenomeno, guidata dal cardinale Ruini. E viene confermato anche dalla vita di tutti i giorni. L’emittente della parrocchia di Medjugorje Radio Mir Medjugorje è partner ufficiale dell’emittente radiofonica della Conferenza episcopale croata Hrvatski katolički Radio; il settimanale ufficioso dell’arcidiocesi di Zagabria Glas Koncila, venduto in tutte le chiese della Croazia e della Bosnia-Erzegovina, pubblica di tanto in tanto notizie di pellegrinaggi a Medjugorje, e in occasione del trentesimo anniversario delle apparizioni, vi ha dedicato le sue due pagine centrali. Ciò è segno che pur non approvando (ancora) le apparizioni, la Chiesa croata segue con interesse questi avvenimenti che la maggioranza dei fedeli cattolici croati ritiene essere stati decisivi per l’acquisto della libertà dal comunismo e per la salvezza della Croazia nel corso della Guerra per la Patria a difesa dell’aggressione serba, che fu profetizzata dalla Regina della Pace che ebbe il suo primo colloquio con i veggenti il 25 giugno 1981, dieci anni prima che, la stessa data, iniziasse la guerra nella ex-Jugoslavia.
In realtà quest’ansia di avere quanto prima una decisione definitiva sugli avvenimenti di Medjugorje è presente solamente nei tifosi (nel senso deleterio del termine) e negli avversari delle apparizioni. La Chiesa procede sempre con estrema prudenza nel valutare questi fatti, tant’è che non sono state ancora approvate le apparizioni del 1948 della Vergine della Rivelazione a Bruno Cornacchiola presso le Tre Fontane a Roma, viste con favore dalle più alte autorità ecclesiastiche, ivi incluso Papa Pio XII; dopo un lungo periodo di ostilità dei vescovi locali, e nell’attesa di un’approvazione definitiva, a Fontanelle, nei pressi di Montichiari (Brescia) e a Schio (Vicenza) è stato autorizzato, così come avviene ormai da anni alle Tre Fontane, l’esercizio del culto e l’accompagnamento pastorale ufficiale dei numerosissimi pellegrini che vi si recano.
Considerati questi precedenti, non è escluso che anche per Medjugorje non vi sarà a breve alcun riconoscimento né alcun disconoscimento ufficiale delle apparizioni, e che la Santa Sede avocherà a sé attraverso un delegato apostolico la gestione e il controllo della pastorale ai pellegrini che vi si recano. Ciò rappresenterebbe in verità una netta smentita dei desiderata del vescovo di Mostar, il quale vorrebbe che le apparizioni venissero bollate come non soprannaturali, e una limitazione dei suoi poteri, se non sulla parrocchia di Medjugorje, almeno sulla gestione della cura pastorale dei pellegrini.
Un criterio per esprimere un giudizio sulla soprannaturalità degli avvenimenti di Medjugorje è rappresentato certamente dai frutti spirituali. Pur non mancando, come sempre quando ci sono di mezzo esseri umani, situazioni negative - ad esempio l’eccessiva commercializzazione del luogo (che del resto non manca neppure a Lourdes e a Fatima) e la dolorosissima defezione di fra Tomislav Vlašić - i frutti sono da considerarsi estremamente positivi.
In questi decenni a Medjugorje, sono avvenute conversioni di sacerdoti che vivevano il proprio ministero attaccati al denaro, famiglie sull’orlo della rottura si sono riconciliate, giovani che vivevano nel peccato se ne sono distaccati giovani scapestrati hanno riconosciuto la vocazione religiosa e sacerdotale, atei incalliti e bestemmiatori professionisti si sono trasformati in persone che non cessano di pregare.

 

Fonte: Vatican Insider

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