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Richiesta di preghiere

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Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

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sabato 21 dicembre 2013

Preparazione alla Confessione

 

Messaggio di Medjugorje, 25 novembre 1998

"Cari figli! Oggi vi invito a prepararvi alla venuta di Gesù. In modo particolare preparate i vostri cuori. Che la santa confessione sia per voi il primo passo della conversione, e quindi, cari figli, decidetevi per la santità. Che la vostra conversione e la decisione per la santità cominci oggi e non domani. Figlioli, io vi invito tutti sulla via della salvezza e desidero mostrarvi la strada verso il paradiso. Perciò, figlioli, siate miei e decidetevi con me per la santità. Figlioli, accettate la preghiera con serietà e pregate, pregate, pregate. Grazie per aver risposto alla mia chiamata. "

PREPARAZIONE ALLA CONFESSIONE
Medjugorje, 07/10/13
Padre Luigi, cappuccino

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen.


Leggiamo il Vangelo. Da Luca.
“Si avvicinavano a Lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarLo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: ‘Costui accoglie i peccatori e mangia con loro’. Ed Egli disse loro questa parabola: ‘Chi di voi se ha 100 pecore e ne perde una non lascia le 99 nel deserto e va in cerca di quella perduta finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia, se la carica sulle spalle; va a casa; chiama gli amici e i vicini e dice loro: ‘Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora, quella che si era perduta’.
Io vi dico: così vi sarà gioia nel Cielo per un solo peccatore che si converte più che per 99 giusti, i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure quale donna se ha 10 monete e ne perde una non accende la lampada e
spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata chiama le amiche e le vicine e dice: ‘Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la moneta che avevo perduto’
Così Io vi dico: Vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte.
Disse ancora: Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: ‘Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta’. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. . Pochi giorni dopo il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci, ma nessuno gli dava nulla.
Allora ritornò in sé e disse: ‘Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza ed io qui muoio di fame. Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: ‘Padre, ho peccato verso il cielo e davanti a te. Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare. Mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso. Ammazzatelo. Mangiamo e facciamo festa. Perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato’. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze. Chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò e non voleva entrare. Il padre allora uscì a supplicarlo. Ma Egli rispose a suo padre: ‘Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito ad un tuo comando e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo, ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.
Parola del Signore.
Lode a te o Cristo.

Siamo partiti dalla Parola di Dio innanzi tutto, quella che illumina il cammino e ci aiuta a capire anche dove collocare questo sacramento importantissimo che è la Riconciliazione, che è un dono straordinario che Dio fa alla Sua Chiesa. Và bene...
I sacramenti sono i doni che Gesù ha fatto alla Sua Chiesa, cioè a noi, ad ognuno di noi, per il nostro bene, per la nostra vita. Tra questi sacramenti c’è quello della Riconciliazione, del quale abbiamo una paura grandissima.
Ed invece di avere paura dovremmo avere un altro atteggiamento nei confronti di questo sacramento. Perché vedete: quando il Signore si è trovato a cena con questi uomini e queste donne che erano dei peccatori pubblici, dinnanzi all’indignazione dei farisei che credevano di essere giusti e di meritarsi in qualche modo la stima, l’Amore di Dio, il credito che Dio doveva loro, perché facevano qualcosa, Gesù tira fuori queste tre parabole che ci aiutano un attimino a capire come Dio vede il perdono, come lo pensa, cosa succede quando questo avviene.
La prima cosa che salta agli occhi è una: chi è che prende l’iniziativa per riconciliarsi con noi è Dio. Non siamo noi. Noi rispondiamo. Chi dice: “Chi di voi ha 100 pecore e ne perde una lascia le 99 e va a pigliare quella che si è perduta?” Nessuno. Noi diremmo: “Mi è andata bene. Ne ho perso solo una”. Invece no. Dio ti fa capire l’importanza della tua vita per il fatto che Lui stesso è il primo che freme quando noi ci distacchiamo da Lui, quando noi ci perdiamo con il peccato. Il primo che freme, che si mette alla ricerca, è Dio stesso. E’ Gesù.
Quindi quando noi sentiamo questo desiderio di andarci a confessare è arrivata prima la Grazia di Dio. E’ Gesù che ci ha raccattati. Allora... Da una parte la premura di Dio nei nostri confronti, dall’altra, quando Dio ci ha trovati - dice Gesù - che fa quel pastore? Se la prende; se la mette sulle spalle; la porta a casa; chiama gli amici e fa festa.
Quando ci andiamo a confessare è un atto di Amore incredibile di Dio nei nostri confronti, il Quale davvero si carica la nostra vita sulle spalle. E Dio vive la gioia.
Quando ci andiamo a confessare, invece di avere paura di andarci a confessare, paura del giudizio del prete, paura di farsi vedere per quello che si è, paura di se stessi, paura del giudizio di Dio, pensiamo e ripensiamo a questa parabola. E’ Gesù stesso che ci ha già trovati quando abbiamo il desiderio di andarci a confessare.
Quando entriamo in quel sacramento pensiamo che davvero Dio gioisce di noi.
Io dico sempre - lo dico anche a me stesso : “Che si fa oggi? Beh, oggi andiamo a dare una gioia a Dio. Mi vado a confessare”. Diamo una gioia a Dio. C’è più gioia in cielo per quel peccatore che è tornato alla vita attraverso la confessione, attraverso il perdono, più che per i 99 che sono rimasti lì, che non hanno bisogno di conversione. Ecco la gioia di Dio.
Quando noi accogliamo il Suo perdono. Perché nella Riconciliazione avviene questo. Noi accogliamo l’Amore di Dio. Signore, Sì, amami davvero.
Allora... La gioia è un atto di amore. Dio stesso ci cerca.
Sapete cosa c’è in questo grande sacramento? E’ un sacramento di guarigione.
Il figlio che si è perduto, stramazzato, pieno di pezze, torna e viene ristabilito nella dignità di figlio. Un sacramento di guarigione, perché il peccato ci ferisce. Gesù ci guarisce e ci ridà quella dignità di figli che noi perdiamo con il peccato. Perché l’altro risvolto sapete qual è? Quando noi pecchiamo sapete cosa avviene dentro di noi? Quello che è successo al figliol prodigo. Anzi a questo figlio... E’ il padre che è misericordioso...
Cosa succede a questo figlio? Pensate al tragitto che fa: va dal padre e gli dice: “Mi dai l’eredità che mi spetta?” Quand’è che ci spetta l’eredità? Se ci rimane qualcosa del babbo e della mamma è quando muoiono. Quindi questo
figlio cosa ha detto al padre? Questo figlio sta dicendo al padre: “Tu per  me sei morto. Non esisti”. Ok? Quando noi commettiamo il peccato facciamo la stessa e identica cosa. Il problema è che se il padre è morto tu sei orfano.
L’esperienza del peccato ci fa fare questa cosa: ci smarriamo, ci perdiamo. Il peccato dentro di noi fa proprio questo.
Cosa fa il peccato? L’altra conseguenza è questa: ci mette fuori dalla casa del Padre. Sono orfano e alla fine arrivo ad essere anche povero, indigente. Perché quest’uomo ritorna dal padre? Perché ha fame; perché è a digiuno. Non è tornato perché ama il padre. Il primo movimento di questo figlio non è l’amore per il padre, è il bisogno che ha. Si scopre che ha un bisogno.
“Voglio mangiare. Almeno lì mi danno da mangiare”. Va bene? Tante volte noi
ci andiamo a confessare per la stessa e identica motivazione. Perché mi sento male; perché mi sento sporco; perché mi sento così... Vero? Mica ci andiamo a confessare per amore di Dio. O no? Mi sbaglio? Il nostro primo moto, a volte, quando ci andiamo a confessare è proprio questo: perché scopriamo una condizione brutta e ho bisogno di... Va bene... Basta che si ritorni.
Allora... Nel ritorno di questo figlio noi cosa vediamo? Che il padre lo attendeva. Non vedeva l’ora che tornasse. Non si è dimenticato di lui.
Questo succede nella confessione. Dio non si è dimenticato di noi. Anche se noi lo abbiamo ucciso come nostro padre, Lo abbiamo rifiutato; abbiamo voluto fare di testa nostra, fregandocene del Suo amore, Lui però non si  stanca mai di noi. Non si dimentica mai di noi.
Il figlio ritorna e cosa succede? In quell’abbraccio il padre gli fa sperimentare tutto l’amore che ha e gli ridà la dignità di figlio:
“Rivestitelo, anello al dito, calzari ai piedi”. Essere figlio, padrone e libero. Perché prima era schiavo.
Il peccato ci rende schiavi.
Vi ricordate, nel Vangelo di Giovanni, ad un certo punto Gesù, dopo la moltiplicazione dei pani, lo vogliono far re. Lui se ne va. Molti credettero in Lui per il segno. Che dice Gesù? Dice questo: “Se credete nel Figlio il Figlio vi farà conoscere la Verità e la Verità vi farà liberi”. E cosa dicono: “Ma noi siamo liberi! Siamo figli di Abramo. Non siamo schiavi di nessuno”. E Gesù dice: “Chiunque commette il peccato diventa schiavo del peccato”.
Tante volte noi facciamo tante cose... Non vorremmo farle, ma non sappiamo come fare a meno di fare quel peccato, perché siamo davvero schiavi. Nella confessione veniamo liberati da questa schiavitù. Va bene? Gesù ci ridà la libertà. Ci rimette in mano il dono più prezioso: la nostra volontà, la nostra libertà, che ci rende immagine e somiglianza di Dio. Capaci di avere una relazione nell’amore, perché l’amore si fa nella libertà, non nella costrizione. Riceviamo di nuovo la libertà, la dignità di figli. Entriamo nella gioia anche noi. Facciamo festa. Quel figlio ha fatto festa col padre.
Per arrivare a questo, però, il figlio cosa ha dovuto fare? Capire che aveva bisogno di tornare; c’è tornato; ha chiesto perdono, ha riconosciuto il proprio peccato. Ha riconosciuto la propria miseria. Il padre non si è buttato addosso e subito gli ha detto: “Non vi preoccupate. Spogliatelo, mettetegli l’anello al dito...” No! Vi ricordate? Il figlio ha detto: “Tornerò da mio padre e gli dirò: Ho peccato contro il cielo e contro di te. Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Fammi essere tuo servo. Mettimi tra i garzoni”. Quando è tra le braccia del padre il padre gli fa dire: “Ho peccato contro il cielo e contro di te. Non sono più degno di essere tuo figlio”. Gli fa prendere la coscienza di ciò che ha vissuto con il peccato. Così Dio ci rende responsabili, perché ci aiuta a capire il dono che abbiamo perso. Così quando ce lo ridà lo teniamo da conto. Non gli fa dire, però: “Tratta me come un servo”. Perché Dio non ci umilia mai. Non ha bisogno di umiliarci, nel senso di dire: “Ecco, vedi che te l’avevo
detto...” Ha bisogno che noi comprendiamo quello che avevamo perso, per il
nostro bene.

 

Fonte: IdM (Trascrizione curata da Andrea Bianco)

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