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Richiesta di preghiere

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Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

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martedì 8 marzo 2016

Omelia della santa Messa serale a Medjugorje, 6 marzo 2016, presieduta da fra Vjeko Milcevic

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati". Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: "Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo". Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso". Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato"».
Parola del Signore.

Forse dopo questo brano del Vangelo secondo Luca la cosa migliore sarebbe sedersi e tacere. Rimanere in silenzio. Non dobbiamo spiegare tanto questa Parola di Dio, perchè la comprendiamo d’istinto. Ma questo testo sta davanti a noi per essere spezzato e per nutrirci di esso, cercando di metterlo in pratica nella nostra vita.
Cerchiamo di entrare brevemente in questo testo, di vederne le sfumature. Cerchiamo di vedere il messaggio che ci sembra nascosto a prima vista.
Davanti a qualsiasi brano del Vangelo noi dovremmo pensare: “Questa Parola è rivolta a me”. Non siamo egoisti se diciamo che questa Parola è rivolta a noi.
Il Vangelo non è una bella storia, ma è una Parola che vive, la Voce di Gesù Risorto, la voce di Colui che parla alla Sua Chiesa. La Chiesa ci insegna che Cristo è veramente presente quando si annuncia la Sua Parola.
Sono interessanti le circostanze nelle quali Gesù pronuncia queste parole. Egli è circondato da peccatori e i farisei Lo rimproveravano: “Accoglie i peccatori e mangia con loro”.
Il nostro Signore anche sta sera fa lo stesso, perchè è con noi. E’ qui. Accetta i peccatori. Li accoglie. Mangia con loro.
Gesù sente questo rimprovero, ma non risponde direttamente. Non si lascia provocare. E’ più saggio. E’ diverso.
“Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”, ha detto il figlio minore. Qual’è il problema? A noi sembra una frase normale. In Oriente non c’era l’usanza di dividere il patrimonio, perchè questo significava sperperarlo. Si custodiva tutto insieme. Ma il Padre esaudisce il suo desiderio e il figlio se ne va.
Abbiamo sentito il suo destino. Conosciamo cosa gli è successo. Ma è molto peggio di quello che ci sembra: non soltanto si è distaccato dalla famiglia, non soltanto ha sperperato il suo patrimonio, è lontano, è morto da un punto di vista sociale… Lui sta molto peggio: è morto spiritualmente. Un giudeo che pascola i porci. Vive in una tale miseria che avrebbe voluto saziarsi con le carrube dei porci. Vive una morte doppia: sociale e spirituale. Tenebre fitte senza via d’uscita. Tutto è finito. Peggio non può esserci.
Ma, quando è ritornato in sé, ha detto: “Mi alzerò. Andrò da mio Padre”. E’ l’atto di un disperato. Non ha nulla da perdere. Ha già perso tutto. Non si è ancora avvicinato che il Padre lo vede. Lui era ancora lontano. Come mai? Il Padre lo aspettava. Il Padre guardava lontano. L’amore aspetta e spera quando umanamente è impossibile. Il figlio ha commesso un’ingiustizia. Ha fatto vergognare l’intera famiglia. Ma il Padre lo aspetta. Solo l’amore può vedere così lontano.
Non solo: il Padre non aspetta che lui gli venga incontro, che si penta, che riconosca la vergogna. Va incontro a lui e l’Evangelista dice che lo abbraccia e lo bacia. Il figlio minore comincia la sua confessione, la sua autoaccusa. Il Padre lo interrompe. Non vuole l’elenco dei peccati, perchè è tornato in sé. E’ tornato al Padre.
Il Padre ordina di fare festa, perchè la vera morte si è trasformata in vita. “Questo mio figlio era morto ed è tornato in vita”.
Oh, come conosciamo questa realtà. Come conosciamo questa storia. Il volto del figlio minore è il volto di ciascuno di noi. Almeno una volta nella vita.
Forse, fratelli e sorelle, potremmo analizzare ogni Parola e vedere di cosa ci parla il Signore. Forse siamo un po' confusi ed è bene che lo siamo. Forse questo ci sembra ingiusto. Il figlio dovrebbe fare qualcosa per conquistarsi la fiducia del Padre, ma il Padre non lo permette. Ordina ai servi di portare il vestito più bello, l’anello, perchè suo figlio è tornato. Un amore diremmo quasi imprudente. Di questo amore ci parla il Signore.
In questo momento dobbiamo e possiamo guardare la croce. Un amore imprudente.
Il figlio maggiore non era a casa. Era a lavorare nei campi. Al ritorno guarda anche lui da lontano, ma si tratta di una lontananza diversa. Non desidera entrare. E’ arrabbiato. Domanda ad un servo cosa stia accadendo, non lo domanda al Padre.
Lui sta fuori. Arrabbiato. Non vuole entrare. Invece dentro c’è la gioia. Ma l’amore del Padre, che guarda da lontano, và da lui. Il Padre è andato incontro anche a lui. Tratta tutti e due allo stesso modo.
E poi la doccia fredda… Abbiamo sentito l’accusa. Lui non dice “mio fratello”, ma dice “questo tuo figlio”. E poi elenca i peccati del fratello. Dalle sue parole abbiamo saputo cosa ha fatto suo fratello. Il Padre non lo voleva sapere. Ma fa un passo ulteriore: accusa anche il Padre di ingiustizia, di imprudenza.
Un amore imprudente.
Il problema è il punto di vista del figlio maggiore: non fa paragone con il Padre, ma con il fratello. Misura se stesso di fronte al peccato del fratello minore. Egli sembra perfetto, ma è lontano dalla verità. Eppure l’amore del Padre, l’amore che vede lontano, l’amore imprudente dice anche a lui: “Tutto quello che è mio è tuo. Lo è sempre stato e lo sarà sempre. Ma c’è il motivo di gioire, perchè dove c’era la morte ora c’è la vita”.
Il messaggio del Signore ai farisei è rivolto anche a noi. Il nostro punto di vista non è sempre reale. Conosciamo bene questa storia, perchè il volto del fratello maggiore è il volto di ciascuno di noi. Almeno una volta nella vita.
Come conosciamo bene la posizione di questo giusto, presuntuoso, che elenca i peccati degli altri e accusa Dio stesso. Spesso ci sentiamo giusti davanti al peccato e alla miseria degli altri. Ma anche a noi il Signore dice: “Tutto quello che è Mio è tuo. Recupera la vista. Guarda meglio”.
Fratelli e sorelle in Cristo, prima del Vangelo abbiamo professato che il Signore è con noi realmente. Proprio in Gesù vediamo il volto del Padre misericordioso. Lui è la Parola, la Misericordia, l’Amore diventato Carne. L’Amore diventato pane. In Lui, soltanto in Lui, troviamo il volto del Padre e la forza dello Spirito.
Accostiamoci anche oggi alla Sua Mensa per poter tornare a casa nuovi. Cerchiamo di ritornare in noi stessi, andando a Lui, camminando con Lui.
Così sarà anche il nostro ritorno. Tutte le volte che ci allontaniamo e che gli altri rinunciano a noi lui non ci abbandona. Si tratta di un amore imprudente, di un amore che vede lontano. Soltanto in Lui possiamo sapere chi siamo e chi possiamo essere. Perchè Lui è tutto.
Ogni nostro Amen in questa Messa… Il nostro Amen alla Comunione sia il sigillo del nostro Credo. Crediamo in un tale Dio: un Signore che corre verso di noi per ridarci la vita.
Apriamo il nostro cuore e la nostra vita, perchè Lui è qui vivo. Ucciso e Risorto per amore. Perchè è puro Amore e noi possiamo vivere in Lui e per mezzo di Lui.
Amen.

 

Fonte: Idm (Andrea Bianco)

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