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Richiesta di preghiere

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Le intenzioni saranno oggetto della preghiera comunitaria durante l'incontro del
Gruppo di Preghiera Regina della Pace ogni Giovedì.

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giovedì 21 aprile 2016

Omelia della santa Messa serale Medjugorje, 19 aprile 2016

Dal Vangelo secondo Giovanni
Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Parola del Signore.


Cari fratelli e sorelle, ci trasferiamo con lo spirito al Tempio di Gerusalemme alla grande festa della dedicazione. I giudei pongono una domanda a Gesù: “Ma fino a quando Tu ci terrai nell’incertezza? Se Tu sei Cristo dillo apertamente”.
Cosa possiamo vedere da queste parole? Vediamo che queste persone cercano le prove. Ciò significa che non sono aperte. E Gesù lo sa. Lui non può fare nulla, perchè quegli uomini sono chiusi.
Noi sappiamo dalla nostra esperienza che quando qualcuno cerca prove vuol dire che gli manca l’amore e la fiducia. Quella persona non ha fiducia in noi. Quando non ci sono amore e fiducia non possiamo aprirci a tali persone. E’ inutile tentare di provare qualcosa.
Perciò Gesù inalza lo sguardo verso le opere: “Le opere che compio testimoniano per Me”. Se si vedono certe cose e si ha il cuore aperto si può arrivare alle giuste conclusioni. Ma Gesù dice: “Voi non credete!” Questo è il problema. “Voi non avete amore, perchè non siete mie pecore”.
Gesù usa la bellissima immagine del pastore e delle pecore. Usa un’immagine della vita quotidiana. Non è una cosa a noi così comprensibile, perchè non abbiamo questa esperienza, ma per la gente di allora era una situazione quotidiana.
Gesù vuole che interpretiamo il nostro rapporto con Lui come quello tra un pastore e le pecore.
Il segno principale di questo rapporto è l’ascolto: “Le pecore ascoltano la Mia Voce e mi seguono. Io le conosco ed esse sono Mie”
Questa immagine è bella, ma negli uomini di oggi essa provoca una certa resistenza quando veniamo descritti come pecore. Invece quando vediamo che Gesù si è definito “agnello di Dio” si capisce che è una bellissima definizione.
L’uomo di oggi non vuole che qualcuno sia il suo pastore. Vuole essere autonomo. Vuole essere libero.
Se analizziamo la situazione in un modo più profondo scopriamo che l’uomo non è libero. L’uomo di oggi è imprigionato. Egli ha dei pastori che governano la sua vita che possono essere le ideologie che deviano il nostro sguardo. Esse hanno una grande influenza sul nostro modo di pensare e di vedere. Tante persone oggi sono veri schiavi anche se pensano di essere liberi. I loro pastori parlano di tolleranza, di libertà, ma se guardiamo con più attenzione ci accorgiamo che diventiamo schiavi.
Anche in noi esistono diversi pastori. Tanti pensieri e sentimenti operano in noi e ci comportiamo come loro desiderano. Ci influenza il consumismo, la pubblicità, i media. Essi modellano il nostro comportamento e il nostro modo di pensare.
Gesù dice: “Io sono il pastore. Io voglio essere il tuo pastore”.
Cosa significa, fratelli e sorelle, quando Gesù dice che Lui è il nostro pastore? Cosa significa quando noi scegliamo Gesù per nostro pastore?
Tolstoj ha detto una cosa bellissima. Ha detto che Gesù insegnava agli uomini che in loro esiste qualcosa che supera di tanto le loro preoccupazioni e i problemi. Quando l’uomo ascolta Gesù è simile ad un uccello che non era consapevole di avere le ali e di poter volare. Quando l’uomo crede a Gesù e prova per la prima volta a volare sentirà cosa è la vera libertà.
Perciò, cari fratelli e sorelle, possiamo capire quando Gesù dice: “Io vi do la vita eterna. Nessuno vi strapperà dalla Mia Mano”.
Fratelli e sorelle, questa è la libertà che Gesù ci da. Egli è quel pastore che ci porta alla libertà. Gesù dice all’uomo: “Tu sei creato per la vita eterna”. Questa è la libertà. Se tu credi questo sei condotto alla libertà.
Ci sono preoccupazioni che ci schiacciano e pare che non ci sia una via d’uscita, ma Gesù ci dice: “Tu sei creato per l’eternità. Tu sei nella Mia Mano. Non aver paura”. Questo ci toglie ogni peso.
Per questa ragione Gesù ci ha detto: “Venite a Me. Io vi ristorerò”.
Da chi andiamo noi, fratelli e sorelle? Da chi andiamo? Chi è il tuo pastore? Chi segui tu?
Gesù dice che una delle caratteristiche del rapporto tra il pastore e le pecore è l’ascolto. “Le Mie pecore ascoltano la Mia Voce e Mi seguono”.
Tutti noi questa sera siamo qui, perchè vogliamo ascoltare Gesù. Sicuramente è così.
Abbiamo sentito la Parola di Dio, ma, fratelli e sorelle, l’ascolto è una cosa molto complessa. Se noi sentiamo qualcuno non è detto che lo ascoltiamo. Qualche volta noi ascoltiamo solo noi stessi e pensiamo di ascoltare anche gli altri. Noi ascoltiamo anche gli altri, ma in realtà ascoltiamo solo quello che và bene al nostro modo di pensare. Noi non siamo disposti a sentire l’opinione contraria.
Poniamoci la domanda: siamo disposti a sentire qualcun altro e la sua opinione?
Fratelli e sorelle, scopriremo che spesso non siamo disposti a farlo, perchè noi vogliamo sentire solo noi stessi. Vogliamo rimanere solo con le nostre opinioni e il nostro modo di pensare. E’ ovvio che non c’è cambiamento. Non c’è rapporto.
Noi cerchiamo di difendere la nostra idea e cerchiamo di convincere gli altri. Lì possiamo verificare noi stessi. Per esempio quando siamo arrabbiati non vogliamo nemmeno sentire l’altro. Non vogliamo sentire cosa prova, se ha sbagliato qual’era il problema.
Quando, invece, questo stato d’animo passa e ci calmiamo, possiamo vedere le cose in maniera diversa. Possiamo vedere che c’erano diverse cause, e capire i motivi di quel comportamento. Possiamo sentire l’altro.
Fratelli e sorelle, questo comporta la disponibilità a sentire la verità, a sentire qualcosa di nuovo, di diverso dal mio pensiero. Sentire l’altro. Comporta mettere un punto di domanda al nostro modo di pensare. Perchè magari non è tutto come penso io.
Questo non è semplice. In me c’è la resistenza a questo. Il mio ego si oppone. Il nostro ego vuole avere ragione.
Fratelli e sorelle, l’ascolto richiede anche la disponibilità a correggersi se si ha sbagliato. L’ascolto richiede molto. Non è per niente facile.
Bisogna avere il desiderio di sentire la verità, il desiderio di comprendere l’altro. Questo significa avere amore. Solo nell’amore possiamo capire l’altro.
Fratelli e sorelle, gli uomini ascoltano Gesù in maniera diversa. Ricordiamoci delle persone che ascoltano Gesù e quelle che lo sentono, ma non lo ascoltano, non Lo capiscono. Maria, che ascolta Gesù, quando Lo ritrova nel Tempio dice: “Perchè ci hai fatto questo? Non capisco”. Ma Maria è una persona aperta. E’ una persona che ascolta Gesù. Ella non si ferma sulle proprie opinioni, ma si apre e ascolta ciò che pensa Gesù. Gesù dice: “Perchè Mi avete cercato?” Maria si apre all’altro, si apre per ascoltare ciò che pensano gli altri.
Ci sono le persone che non ascoltano Gesù: Pietro, Giovanni, Giacomo e gli altri discepoli. Pensiamo quando Gesù dice: “Il Figlio dell’Uomo dovrà soffrire, portare la croce, morire e risorgere”. Pietro Lo sente, ma ha la propria opinione e non gli interessano le Parole di Gesù. Non vuole nemmeno sentire. Prende Gesù in disparte e dice: “No, Gesù.Non se ne parla. Questo assolutamente no!” Guardate come Pietro è chiuso. Lui pensa solo alla sua opinione, solo a quello che vuole lui. Ci vorrà tempo e tempo affinchè il suo cuore cambi e si apra a Gesù. Questo vale anche per Giovanni e Giacomo.
Ecco, fratelli e sorelle, ascoltiamo Gesù per dire come Maria: “EccoMi. Sia fatto di Me secondo la Tua Parola”.
Non secondo la mia, ma secondo la Tua Parola. Diciamo sempre così. Diciamo questo dentro di noi ogni volta prima di iniziare a pregare il Rosario o prima di iniziare a celebrare la santa Messa. Diciamo come Maria: “EccoMi, Signore. Sia fatto di Me secondo la Tua Parola”. Oppure come Samuele: “Parla, o Signore. Io voglio sentirTi”. Voglio capirTi, Gesù. Sia fatta la Tua Volontà.
Ecco, fratelli e sorelle, questa
santa Messa sia per noi un’occasione per aprire il nostro cuore, affinchè possa dire: “Parla, Signore. Io voglio sentirTi, comprenderTi e seguirTi. Seguire Te, Gesù. Tu sei il mio pastore. Scelgo Te per mio pastore”.
Amen.

 

Fonte: IdM (registrazione audio di Flavio Deagostini – trascrizione A cura di Andrea Bianco )

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